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Germania: Bremmer, ancora incognita su voto, populisti restano un pericolo

21 settembre 2017 | 14.40
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Ian Bremmer - (Richard Jopson)
Ian Bremmer - (Richard Jopson)

A pochi giorni dal voto per il rinnovo del Bundestag, è ancora "veramente difficile" prevedere il tipo di governo che guiderà il paese nei prossimi anni, se sarà "un'altra Grande Coalizione tra il centro destra della cancelliera (Cdu-Csu) e la Spd di Martin Schulz" o una coalizione 'Giamaica', che riunisca Cdu, liberali della Fdp e Verdi": questo è "uno dei problemi che derivano dall'avere 6 o più partiti che superano la soglia di sbarramento del 5%". Ad affermarlo è Ian Bremmer, fondatore e presidente di Eurasia Group, interpellato dall'Adnkronos.

Martin Schulz non è riuscito a conquistarsi l'elettorato, spiega ancora Bremmer commentando l'andamento della campagna condotta dal partito socialdemocratico "perché ha cercato di far leva sul tema dell'economia proprio mentre questa era in ripresa". "Non ha peraltro offerto alcun tipo di vera soluzione al tema della crisi dei rifugiati. Messe da parte queste due questioni, non aveva molto altro su cui puntare - Merkel da parte sua si è efficacemente presentata come simbolo di stabilità in tempi difficili, un messaggio che sembra far presa sul pubblico tedesco".

Quanto ai cosiddetti partiti populisti, per Bremmer restano assolutamente un pericolo.

"Forse meno in Germania che in altri paesi occidentali - sostiene il politologo americano - ma non dimentichiamo che il partito di estrema destra Alternative fuer Deutschland dovrebbe entrare in parlamento per la prima volta nella sua storia. E' vero che la sua popolarità è andata diminuendo negli ultimi mesi, con la crisi dei rifugiati che progressivamente ha lasciato i titoli di testa, ma sembra aver trovato un'entratura nella società tedesca. Molti tedeschi sembrano a disagio nell'ammettere questa realtà ma non potranno permettersi questo lusso una volta che cominceranno a diffondersi i risultati elettorali".

Guardando infine al futuro dell'Europa, Bremmer cita il discorso del presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che, dice, "ha toccato molti dei temi più importanti". "Serve maggiore integrazione a livello politico, economico e di sicurezza nell'Ue - afferma - Ma questo è più semplice a dirsi che a farsi, e mentre l'idea di un'Unione che procede unita a passo di marcia suona bene, è più probabile che vedremo emergere un'Europa a due velocità tra i paesi che sono al centro del progetto europeo e i paesi periferici. Questo potrebbe rientrare negli interessi di paesi specifici. Non rientra negli interessi specifici dell'Europa nel suo insieme".

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