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Il vescovo di Odessa: ''Papa Francesco incontri patriarca Kirill e gli dica di fermare Putin''

11 marzo 2022 | 17.11
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''Le chiese restano aperte, ma la città non è sicura. Grazie all'Italia per gli aiuti''

Il vescovo di Odessa: ''Papa Francesco incontri patriarca Kirill e gli dica di fermare Putin''

Papa Francesco dovrebbe ''incontrare Kirill'', il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, perché ''lui è vicino a Putin e Putin lo ascolta''. E' l'appello che rivolge tramite l'Adnkronos il vescovo della diocesi di Odessa - Simferopoli, Stanislav Shyrokoradiuk, che si chiede ''perché non lo ha ancora fatto? Perché Papa Francesco non ha ancora parlato con Kirili? Questa è una mia grande domanda alla quale non trovo risposta. Perché vanno bene gli appelli, ma occorre lavorare per fermare le bombe''. Invece ''noi ucraini non veniamo ascoltati. I russi non ci ascoltano, nessuno ci ascolta. Il nostro presidente Zelensky continua a fare appelli, a chiedere la chiusura dello spazio aereo, ma niente. Noi religiosi facciamo appelli per la pace, ma nessuno ci ascolta''.

Va bene, quindi, il lavoro della diplomazia, la politica, ''la gente di buona volontà che ci sta aiutando, tantissimi dall'Italia''. Ma sul piano della diplomazia religiosa ''bisognerebbe andare da Kirill, che benedice Putin, lo legittima e parlarci. Perché finora il Patriarca di Mosca ha dimostrato di non ascoltare gli appelli di Papa Francesco''.

Parlando dei russi dice che ''i soldati sono come dei robot. Hanno la 'mentalità della distruzione'. Non pensano a quello che fanno, non pensano a nessuno. L'unica loro paura è quella di morire''.

Intanto ''le chiese di Odessa sono tutte aperte'' e ''ogni giorno celebriamo quattro Sante Messe e facciamo la Via Crucis''. Perché ''i sacerdoti di Odessa hanno deciso di restare con i propri fedeli, organizzano gli aiuti umanitari, fanno da mangiare''. E poi ''pregano, pregano per i defunti, non solo quelli di Odessa. Abbiamo avuto 75 bambini uccisi e migliaia di civili morti. E' un dolore grandissimo, ci fa male''. Shyrokoradiuk spiega che ''stiamo facendo tutto il possibile per aiutare'' e ''restiamo con i nostri parrocchiani''. Ma certo ''la guerra è guerra'' e ''tutti abbiamo paura''.

''Odessa non è più un luogo sicuro, a Odessa non si deve venire a cercare rifugio'', prosegue, spiegando però che proprio ''ieri sera alcuni uomini sono venuti in chiesa, hanno dormito nel grande sotterraneo per proteggersi''. Militari? ''Civili, erano civili. Perché i militari non sono nel centro della città, sono attorno. Per proteggerla al meglio'', spiega. ''La situazione a Odessa non è così difficile come a Kharkiv o a Mariupol, ma è comunque pericolosa. La gente scappa. Due giorni fa hanno lanciato dieci razzi verso Odessa'', spiega.

Il vescovo ha poi voluto dire ''grazie all'Italia'', a ''tutte le persone che si stanno dimostrando solidali con noi'', a ''chi accoglie i nostri profughi in fuga'' e a chi ''manda aiuti umanitari''. Dall'Italia arrivano ''importanti segnali di solidarietà'' e chiede ''pregate per noi, abbiamo bisogno di tante preghiere''. C'è ''una guerra e tutti abbiamo paura'', prosegue, dicendo che ''sentiamo molto vicini gli italiani in questo momento difficile. E per noi questa vicinanza è molto importante''.

Mentre dice di ''sperare in un miracolo, solo Dio ci può salvare da questa guerra'', Shyrokoradiuk rivolge un ringraziamento particolare ''ai frati dell'Antoniano''. Con la rete 'Operazione Pane' l'Antoniano ha lanciato una campagna solidale per aiutare i francescani che operano nelle città colpite dalla guerra. In particolare sostiene tre strutture francescane ucraine a Konotop, Odessa e Kiev e una struttura in Romania impegnata ad offrire supporto alle mamme e ai bambini che attraversano il confine dell'Ucraina. In Italia Operazione Pane aiuta, inoltre, le realtà francescane che stanno accogliendo gli ucraini che scappano dalla guerra, come il convento di Bordighera e quello di Montenero, in provincia di Imperia. E' stata anche lanciata una raccolta fondi per offrire accoglienza a chi attraversa il confine e supporto a chi resta.

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