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Indonesia: Human Rights Watch, no a test di verginità per le reclute

E' un passaggio forzato per tante reclute e fidanzate di militari indonesiani, fatte spogliare davanti al medico ed esaminate

(Infophoto) - INFOPHOTO
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14 maggio 2015 | 16.03
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E' la condizione necessaria perché le donne possano entrare nell'esercito, diventare poliziotte o sposare gli ufficiali. La verginità, in Indonesia, è molto più che un fatto privato: è un sigillo, che in alcuni ambienti testimonia il buon carattere della donna e la sua idoneità psicologica alle forze armate. E per la rigida disciplina dell'esercito indonesiano, c'è una sola cartina al tornasole per verificare tutto questo: attraverso il test della verginità.

Un passaggio forzato per tante reclute fatte spogliare davanti al medico ed esaminate attraverso la pratica delle "due dita". Prima di indossare la mimetica, il test della verginità è una prassi, perché è l'esercito indonesiano a pretenderlo. Eppure, denuncia Human Rights Watch, quel test non deve essere considerato una consuetudine accettabile, ma una forma di violenza di genere. Per questo l'associazione che salvaguarda i diritti umani ha chiesto alle autorità militari di sospenderne la pratica. "Le forze armate del Paese dovrebbero riconoscere che sottoporre all'umiliante test della verginità le reclute non contribuisce affatto a rafforzare la sicurezza nazionale", ha dichiarato il responsabile della sezione della difesa dei diritti delle donne di Hrw Nisha Varia.

Da parte dei militari, la difesa è netta: i test continueranno anche in futuro, parte degli esami medici richiesti alle potenziali reclute per l'arruolamento. "Abbiamo bisogno di esaminare l'attegiamento mentale di queste candidate. Se non sono più vergini, se sono disubbidienti, significa che la loro predisposizione mentale non è quella giusta per entrare nell'esercito", ha detto al 'Guardian' Fuad Basya, portavoce dell'esercito indonesiano.

Sono test condotti "da tanto tempo", che possono stabilire se le donne esaminate abbiano perso "accidentalmente" la verginità o sono invece sessualmente attive, ha aggiunto il responsabile, chiarendo anche che le aspiranti che non superano il test non vengono considerate idonee a entrare nell'esercito. "Continueremo su questa strada perché per intraprendere questa carriera, la cosa più importante è la predisposizione mentale. I requisiti fisici e intellettuali sono un aspetto secondario", ha concluso Basya.

Per Human Rights Watch, che ha fatto arrivare la richiesta di sospendere la pratica del test di verginità anche al presidente indonesiano Joko Widodo, la battaglia non è nuova. Già in un report dello scorso anno, l'organizzazione non governativa denunciava infatti che le aspiranti poliziotte dovevano sottoporsi a questa visita, costrette a spogliarsi e a rimanere nude davanti a medici uomini.

Al documento si aggiungono poi le ricerche portate avanti tra maggio 2014 e aprile scorso, corredate delle interviste a 11 donne, sia reclute militari che fidanzate di ufficiali e graduati dell'esercito, nonostante Basya abbia negato che all'esame delle "due dita" siano sottoposte anche le future mogli dei militari. "Mi sono sentita umiliata. Ero così tesa, è stato tutto confuso", testimonia in forma anonima una donna sottoposta al test della verginità nel 2013.

"Quello che mi ha scioccato di più è stato scoprire che il dottore che mi avrebbe esaminato sarebbe stato un uomo", prosegue. Le giovani donne, spiega infatti un medico donna, sono totalmente "riluttanti" all'idea di stendersi sul lettino e assumere la posizione della partoriente per sottoporsi alla visita. A quella, cioè, che la dottoressa definisce come una vera "tortura".

Il successo della lotta di Hrw è legato alla conferenza di medicina militare in programma la prossima settimana sull'isola indonesiana di Bali. Perché di fronte alla dura replica dell'esercito di Giacarta, la carta da giocare è quella della sensibilizzazione degli altri Paesi partecipanti, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Australia, per farsi portavoce della battaglia contro il test di verginità. E per vincere, così, le resistenze morali e quel forte conservatorismo sociale che aveva portato le autorità dell'isola di Giava a proporre test di verginità anche per ottenere il diploma delle scuole superiori, proposta ritirata dopo aver suscitato una pioggia di polemiche.

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