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Iraq, 100mila cristiani in fuga. Obama valuta bombardamenti aerei

07 agosto 2014 | 13.41
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Lo Stato islamico conquista la Piana di Ninive e avanza verso Nord, allarme per i profughi. Gli Stati Uniti stanno decidendo se intervenire per fermare i miliziani Isil. Appello di Papa Francesco: "Il mondo fermi il dramma". Il patriarca caldeo: "Rischio genocidio". Onu: "Soccorsi molti yazidi scappati dallo Sinjar"

(Xinhua)
(Xinhua)

I miliziani dello 'Stato islamico' avanzano verso Nord, prendendo il controllo di diverse città a maggioranza cristiana e innescando così una fuga di massa da queste zone. I jihadisti, scrive l'agenzia di stampa Dpa sulla base di testimonianze di abitanti dell'area ora sfollati, hanno preso anche Qaraqoush, la più grande città a maggioranza cristiana, e i villaggi limitrofi, dopo il ritiro delle forze curde che hanno 'protetto' la zona negli ultimi due mesi. Caduta sotto le armi dei miliziani anche Talkeef a nord di Mosul. "La maggior parte delle famiglie sta fuggendo verso la provincia di Duhok, in Kurdistan", ha detto un iracheno alla Dpa. Circa centomila cristiani sono stati costretti a fuggire dalla provincia settentrionale di Ninive verso il Kurdistan.

Molte località irachene dove i Peshmerga si erano insediati a giugno sono cadute nell'ultima settimana nelle mani degli insorti. Secondo Sako prima dell'avvio delle operazioni americane in Iraq nel 2003, nel Paese c'erano circa 1,2 milioni di cristiani. Adesso, dopo un anno di violenze, scrive la Dpa, sono circa 500mila. Intanto continua lo stallo politico a causa della mancanza di accordo tra le fazioni politiche rivali sulla nomina del nuovo premier. Il primo ministro uscente, lo sciita Nuri al-Maliki, è al potere dal 2006, è sotto accusa per l'escalation di violenze, per aver posto ai margini la minoranza sunnita e punta al terzo mandato.

Usa valutano bombardamenti con i caccia contro miliziani Isil . Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sta valutando se ordinare ai caccia americani di bombardare le postazioni dei miliziani dell'Isil che assediano le decine di migliaia di iracheni, appartenenti alla minoranza yazida, rifugiati sulle montagne attorno a Sinjar. Lo scrive il New York Times che cita fonti dell'amministrazione Usa. Obama, in una serie di incontri alla Casa Bianca con i consiglieri per la sicurezza, ha preso in considerazione una serie di misure che vanno dal lancio di aiuti umanitari sulla montagna per alleviare le condizioni degli assediati ai raid aerei contro le postazioni dell'Isil. La situazione potrebbe sfociare in una "catastrofe umanitaria", afferma un altro funzionario dell'amministrazione, aggiungendo che la decisione del presidente è "imminente".

L'appello del Pontefice . Papa Francesco rivolge un ''pressante appello alla comunità internazionale'' affinché ''si attivi per porre fine al dramma umanitario in atto in Iraq'', per il quale esprime ''viva preoccupazione per le drammatiche notizie che giungono dal Nord del Paese e che interessano popolazioni inermi''. Il Papa sottolinea che ''particolarmente colpite sono le comunità cristiane: è un popolo in fuga dai propri villaggi, a causa della violenza che in questi giorni sta imperversando e sconvolgendo la regione''.

Nel suo appello alla comunità internazionale, Papa Francesco chiede che ''ci si adoperi per proteggere quanti sono interessati o minacciati dalla violenza e per assicurare gli aiuti necessari, soprattutto quelli più urgenti, a così tanti sfollati la cui sorte dipende dalla solidarietà altrui''. Il Papa ''alla luce degli angosciosi eventi'' rinnova la sua ''vicinanza spirituale a quanti stanno attraversando questa dolorosissima prova'' e si unisce agli appelli accorati dei vescovi locali, chiedendo che ''per le loro comunità tribolate, salga incessante da tutta la Chiesa una preghiera corale per invocare il dono della pace''.

Alla tragedia dell'Iraq e in particolare della comunità cristiana, Francesco aveva dedicato la preghiera dell'Angelus del 20 luglio scorso, ricordando che ''i nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via e devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente con loro. A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza e la mia costante preghiera: so quanto soffrite, so che siete spogliati di tutto e sono con voi nella fede nel Signore che ha vinto il male''.

Il Patriarca caldeo: "Rischio genocidio". C'è il rischio di un genocidio per il patriarca caldeo di Baghdad, Mar Louis Raphael I Sako che ad Asianews racconta come "i miliziani dell'Isil abbiano attaccato con colpi di mortaio molti dei villaggi della piana di Ninive, assumendo il controllo dell'area". "I cristiani, centomila circa, in preda all'orrore e al panico hanno abbandonato i loro villaggi e le loro case, con niente in mano se non i vestiti che avevano indosso", ha detto, parlando di "esodo, di una vera via crucis, con i cristiani in marcia a piedi, nella torrida estate irakena, verso la salvezza nelle città curde di Erbil, Duhok e Soulaymiya". Fra loro, secondo il patriarca, "vi sono anche malati, anziani, bambini e donne incinte, che stanno affrontando una catastrofe umanitaria e vi è un rischio concreto di genocidio. Hanno bisogno di cibo, acqua e riparo...".

Leader religiosi: "Nemmeno Genghis Khan come lo Stato islamico". Donne vendute come schiave sessuali, bambini lasciati morire per fame e sete, esponenti di minoranze religiose uccisi a freddo per non aver rinunciato alla propria fede. ''Nemmeno Genghis Khan aveva fatto tanto'', denunciano i leader religiosi iracheni parlando delle violenze, perpetrate dallo Stato islamico. Tra le minoranze colpite spiccano i cristiani, gli yazidi, gli sciiti. ''Veniamo massacrati. Stiamo per essere sterminati. Un'intera religione sta per essere eliminata dalla faccia della Terra. In nome dell'umanità, salvateci'', dice Vian Dakhil, unica deputata della minoranza yazida nel Parlamento iracheno. ''Ci sono bambini che stanno morendo per le strade, sulle montagne'', dove gli esponenti della comunità yazida sono fuggiti dopo che i jihadisti dello Stato islamico hanno conquistato domenica Sinjar, denuncia il rappresentante dell'Unicef in Iraq Marzio Babille. ''Tutti i villaggi cristiani della piana di Niniveh sono caduti nelle mani dello Stato islamico'', ha denunciato ad Aki - Adnkronos International l'arcivescovo di Baghdad Saad Siroub lamentando ''l'impotenza del governo iracheno di fronte all'avanzata'' dei jihadisti.

Onu, soccorsi molti yazidi fuggiti dallo Sinjar . Alcune delle migliaia di persone, intrappolate sulle montagne di Sinjar, dopo essere fuggite per l'avanzare dello Stato islamico in Iraq sono state tratte in salvo nelle ultime 24 ore. Lo comunica il portavoce dell'ufficio dell'Onu per il coordinamento degli affari umanitari David Swanson. La cattura domenica di Sinjar da parte dei jihadisti ha costretto decine di migliaia di persone della minoranza yazidi a fuggire e a rifugiarsi sulle montagne. ''L'Onu sta mobilitando risorse per garantire l'assistenza a queste persone al loro arrivo - ha spiegato Swanson -. E' una tragedia di proporzioni immense che interessa centinaia di migliaia di persone. Negli ultimi due giorni circa 200mila persone si sono spostate verso la regione del Kurdistan iracheno, il governato di Dohuk, o nelle zone contese di frontiera dentro a Niniveh". Prima dell'assalto dello Stato islamico Sinjar contava una popolazione di 308mila persone. ''Molti degli sfollati hanno immediato bisogno di beni salva vita tra cui acqua, cibo, medicine e riparo'', ha proseguito il funzionario Onu. ''Sappiamo che almeno quaranta bambini sono morti e altri sono disidratati'', ha detto il portavoce dell'Unicef da Ginevra Christopher Tidey.

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