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L'ex ambasciatore italiano a Pechino: "Cina cerca terza via per far tacere le armi"

08 marzo 2022 | 16.13
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 - Il diplomatico Alberto Bradanini, ex ambasciatore a Teheran e Pechino.
- Il diplomatico Alberto Bradanini, ex ambasciatore a Teheran e Pechino.

"Quel che avviene in Ucraina mostra che il rischio di un conflitto nucleare - che potrebbe mettere fine alla civiltà umana - non è affatto accademico. E con un rischio del genere non si deve scherzare". Commenta così con l'Adnkronos la situazione internazionale il diplomatico italiano Alberto Bradanini, già ambasciatore a Teheran e a Pechino, attuale presidente del Centro Studi sulla Cina contemporanea.

"Occorrerebbe contenere il potere occulto dei gangsters di sempre (venditori di armi, finanza speculativa, petrolio e gas) -prosegue poi- che dietro le quinte del conflitto in Ucraina stanno accumulando altre ricchezze sulla sofferenza dei popoli. Il problema è che costoro dettano l’agenda ai decisori politici, meri esecutori".

Nel suo ultimo saggio "Cina. L'irresistibile ascesa", uscito per i tipi di Teti Editore e appena presentato a Roma, lei sostiene che "i governi rappresentano il pericolo, i popoli la speranza". Perché i governi sarebbero pericolosi? "Sono l’espressione visibile e asservita del potere profondo che ha in mano gli asset economici e sociali di un paese. Coloro che reputano di vivere in democrazia (potere del popolo, questo è il significato del termine) farebbero bene a guardarsi intorno". (segue)

La Cina ha una struttura economica che presuppone la pace

"La guerra è il male assoluto. E' sempre voluta dalle élite che governano sui popoli, i quali invece desiderano ovunque le medesime cose: pace, un lavoro (stabile!), una famiglia, un minimo di protezione sociale in funzione delle risorse disponibili. La paura imposta dalle oligarchie, mai sazie di denaro e potere, è uno straordinario strumento di controllo e assume forme diverse a seconda dei contesti e delle opportunità che la storia presenta".

La Cina ha scelto una 'terza via' rispetto al braccio di ferro tra Putin e i suoi nemici? "La Cina ha interessi da una parte e dall’altra. Ma la struttura economica della Cina presuppone la pace. La crescita della sua economia - massima priorità del Partito Comunista - dipende da tre fattori: domanda interna, investimenti e commercio. Quest’ultimo - tuttora cruciale - è la prima vittima di una guerra e ha riflessi pesanti sulla crescita. Se per 'terza via', lei intende un compromesso che faccia tacere le armi, sì, questo è quel che cerca la Cina".

C'è chi ha ipotizzato che Putin desidererebbe essere più addentro alla contrapposizione Usa-Cina finora al centro dello scenario mondiale. Non svolgere un ruolo da comprimario, ma da protagonista. E forse anche questo sarebbe stato uno tra i motivi validi per scatenare l'offensiva contro l'Ucraina. E' così? "Non credo. Putin cerca solo garanzie di sicurezza per il suo paese e i russi fuori frontiera. L’obiettivo strategico degli Stati Uniti -oltre a tenere separate Russia ed Europa, strutturalmente complementari- mira all’implosione della Russia, e se possibile anche della Cina. Entrambi paesi troppo grandi, la cui sola esistenza impedisce alle onnivore corporazioni americane il dominio totale sulle risorse del pianeta".

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