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Russia, la sistematica liquidazione delle ong

22 novembre 2021 | 17.03
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In attesa delle udienze per lo scioglimento del Centro per i diritti umani di Memorial, domani, e di Memorial International, giovedì, le ong denunciano insieme la confusa legge sugli agenti stranieri di cui nessuno capisce bene il funzionamento. "Fai di tutto per adeguarti, ma non basta" e le sanzioni a raffica lasciano le organizzazioni indipendenti prive di mezzi per poter operare. Chi è nell'elenco sa che è solo questione di tempo prima che arrivino le multe.

Le organizzazioni non governative in Russia, per la prima volta insieme, lanciano l'allarme sul processo in corso per lo smantellamento dei gruppi che si occupano di diritti umani, ma anche di protezione dell'infanzia, di ambiente, dei diritti delle donne o di difesa delle popolazioni autoctone. E, in una conferenza stampa a Mosca, a cui ha preso parte virtualmente anche Mary Lawlor, Special Rapporteur dell'Onu sulla situazione dei difensori dei diritti umani - spiegano gli effetti che la "confusa" legge sulle ong agenti stranieri, e i suoi numerosi emendamenti, sta provocando.

Venerdì sera dopo venerdì sera - il giorno della settimana in cui, il ministero della Giustizia aggiorna il suo elenco, l'ora in cui cala l'attenzione dell'opinione pubblica - organizzazione dopo organizzazione, denuncia di violazione della legge dopo denuncia, sanzione dopo sanzione, sono decine i gruppi che sono stati costretti a chiudere per mancanza di risorse, o che non riescono più a svolgere il loro lavoro per le complicazioni associate all'essere 'inostranny agent', o il timore degli interlocutori ad essere associati con tali entità. Hanno fino a ora deciso di chiudere circa un terzo delle 90 ong inserite nell'elenco. Altre ong hanno chiuso dopo aver deciso di rifiutare finanziamenti dall'estero, per non dover essere inserite nell'elenco in cui ricasca chi si occupa di politica e, appunto, riceve fondi stranieri.

In cui oltre alle organizzazioni, si sono aggiunti negli ultimi mesi i giornali e gli individui, prima fra tutti una attivista per i diritti delle donne e, fra gli altri, due avvocati. E mentre domani e giovedì sono previste le udienze, presso il Tribunale di Mosca e la Corte suprema, rispettivamente, per la discussione della richiesta di scioglimento del Centro per i diritti umani di Memorial e di Memorial International, accusate di aver ripetutamente violato la legge, le organizzazioni più grandi da tempo fanno fatica a lavorare fuori da Mosca, dove è necessario collaborare con realtà locali che non hanno le risorse per poter rischiare di essere incluse nell'elenco e quindi di iniziare la trafila burocratica e giudiziaria che questo implica.

Da quando Memorial International e il Centro di Mosca sono stati inseriti nell'elenco degli agenti stranieri - rispettivamente nel 2016 e nel 2015 - sono stati aperti contro la storica organizzazione per la difesa dei diritti umani e il recupero della memoria delle repressioni, 28 casi amministrativi e denunciati 14 incidenti per la violazione delle norme sulla dicitura obbligatoria sul materiale prodotto (opuscoli, lettere, siti web) per un totale di 60 milioni di rubli di sanzioni. L'insieme di questi casi insieme rende possibile l'accusa, come è stato fatto nel caso per lo scioglimento, di violazioni sistematiche della legge e di violazione deliberata della legge, in seguito alle valutazioni negative sulla legge stessa espresse, denuncia Dmitry Gurin, avvocato del Centro per i diritti umani di Memorial e rappresentante legale di Memorial International.

Dopo essere stati inseriti nel registro, e multati per un totale di centinaia di migliaia di rubli, "siamo stati costretti a tagliare alcune attività", spiega, a sua volta, Elena Pershakova, responsabile dell'ufficio legale per le libertà fondamentali di "Public Verdict Foundation", ong che si occupa di offrire assistenza legale alle vittime di persecuzioni politiche in Russia, e dichiarata 'Inoagent'. L'organizzazione sta difendendo 35 altre ong perseguite per illeciti relativi alla legge. E' quindi chiaro l'effetto a catena che viene innescato dalla persecuzione di alcune organizzazioni ben scelte

"Spesso quello che accade - è accaduto a sette ong che abbiamo difeso- è che le organizzazioni sanzionate siano costrette a sciogliersi, ad auto liquidarsi, spiega Pershakova. "Basta guardare le statistiche: il numero di casi aperti e sanzioni imposte di conseguenza è in aumento. Il governo non sta cercando di aumentare il numero di individui o entità accusati, ma di perseguire ripetutamente le stesse".

"Contro di noi non sono ancora stati aperti casi giudiziari, quindi non siamo ancora stati sanzionati. Ma è solo questione di tempo", aggiunge Dmitry Treshchanin, giornalista di Mediazona, testata inserita nell'elenco subito dopo le elezioni dello scorso settembre. "Roskomndazor e il ministero della Giustizia si prendono tutto il tempo necessario per compilare un elenco di cosiddette violazioni. Nessuno ha idea di come operi davvero la legge. E' una legge scritta in modo da poter essere interpretata in qualsiasi modo. In particolare l'obbligo della dicitura. Pensi di aver fatto tutto correttamente, ma rischi lo stesso in ogni momento di ricevere la lettera che ti notifica una violazione, che uno dei 300 messaggi al giorno che invii non sia corretto. E' inevitabile che i lettori ne risentano".

I diversi media indipendenti colpiti nei mesi scorsi (fra gli altri Meduza, iStories, Rfe, Bellincat, Dozhd, Rosbalt) per esempio, "sapevano tutti che prima o poi sarebbero stati inclusi nell'elenco degli 'Inoagent', in uno degli aggiornamenti del venerdì". "Questo andamento esercita molta pressione, influisce sul tuo modo di lavorare, l'ultima cosa che vuoi è essere agente straniero perché poi hai bisogno di uno sforzo enorme per adeguarti" alle norme, quindi a non ricevere multe.

Colpito da sanzioni anche l'agente straniero OVD-Info, che fornisce assistenza alle vittime di persecuzioni politiche da parte dell'amministrazione pubblica e a cui si fa riferimento globalmente per un aggiornamento sugli arresti durante le proteste. Denis Shedov, conferma la difficoltà di aggiornare il materiale richiesto dalle autorità a un Inoagent, delle difficoltà di continuare a operare. OVD ha pubblicato un rapporto sugli effetti negativi di questa legge.

L'avvocata agente straniera Valeria Vetoshkina spiega come la legge colpisca non solo lei direttamente, ma anche i suoi clienti. "E sono stata inclusa perché assistevo qualcuno che al governo non piaceva. Quindi sono stata punita per la mia attività, e questa è una discriminazione. E dopo che siamo stati colpiti in due avvocati, i nostri colleghi sono molto più cauti ad accettare clienti, nel svolgono quello che dovrebbe essere il loro compito".

"La qualità della legge lascia a desiderare, nessuno la capisce, nessuno capisce come adeguarsi. Se va avanti così, non sopravviverà nessuna organizzazioni per i diritti umani", denuncia ancora Memorial. Polina Filipova, vice direttrice del Centro Sakharov, parla della crescente difficoltà per la sua organizzazione agente straniero a lavorare nelle scuole. "Siamo stati costretti a tagliare molti programmi" e, negli ultimi sette anni, da quando siamo agente straniero è aumentata la difficoltà a lavorare nelle regioni. "Non è che rifiutino, simpatizzano con noi, vorrebbero lavorare con noi, ma per loro è troppo rischioso". Ecco, di nuovo, l'effetto a catena.

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