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Ucraina: don Cattelan, 'si spara anche sui convogli umanitari, siamo al logoramento'

15 marzo 2022 | 13.51
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In Ucraina "si spara anche sui convogli umanitari", "nessun luogo è più al sicuro ", la gente comincia "ad avere paura anche qui a Leopoli" dove "sta arrivando meno gente rispetto ai giorni scorsi perché c’è la paura di uscire. Si rischia la morte in ogni momento e c’è chi preferisce morire tra le proprie mura che negli spostamenti". Don Moreno Cattelan, missionario orionino a Leopoli, al ventesimo giorno di guerra, interpellato dall’Adnkronos parla di "logoramento, stanchezza. Le città sono sotto assedio. A Leopoli non abbiamo le bombe ma gli allarmi sono continui: la gente comincia ad avere paura anche qui. Per tutta la notte - racconta - dalle 2.30 alle 7 di mattina sirene continue. Nessun luogo è più al sicuro".

Don Moreno si divide tra la cura delle anime e gli aiuti agli sfollati. E i profughi, osserva, "raccontano che si sentono esplodere le bombe anche sottoterra. Come fosse un terremoto. Schock da cui sarà difficile riprendersi. Ieri ho incontrato un militare che aveva combattuto quando c'era l’Urss e ricordava che anche oggi la strategia è la stessa di allora: logorare, logorare lo spirito, creare panico".

Kiev e Mariupol sono assediate dai bombardamenti: "La gente non esce nemmeno più - dice don Cattelan - anche se c’è il corridoio umanitario sparano ugualmente. Sparano sui convogli umanitari. E una cosa assurda. Siamo in una situazione delicatissima e del tutto precaria, con accordi fantoccio che non vengono rispettati. Non c’è più rispetto né per i vivi né per i morti. A Mariupol il sindaco parlava di 20 mila civili morti. Sono morti più civili che soldati. La gente è scoraggiata, i morti aumentano, le città distrutte". Considera don Cattelan: "Una guerra finisce con un forte gesto diplomatico ma vediamo che nessuno è super partes. Se si vince con la armi, sarà una carneficina. Non riusciamo nemmeno più a sostenere con gli occhi le immagini della guerra , fanno tanta rabbia. E non si vede la fine. E’ dura anche per noi sacerdoti".

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