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Ucraina, la giornalista Nesterenko: "Esplosione centrale nucleare Energodar polverizzerebbe Europa"

09 marzo 2022 | 19.06
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L'appello all'Adnkronos della giornalista figlia di un fisico nucleare: "Ue e Usa intervengano, Chernobyl in confronto sono briciole"

Ucraina, la giornalista Nesterenko:

"Sono la figlia di un fisico nucleare. Da quando sono piccola conosco i pericoli e i devastanti rischi di una potenziale esplosione a Energodar, che polverizzerebbe l'Europa. Perciò faccio un appello: Unione Europea, Italia, America, intervenite, prima che sia troppo tardi". E' l'appello che, da Kiev, lancia tramite l'Adnkronos la giornalista ucraina Katerina Nesterenko, cronista del canale 1+1 Media e figlia di un importante fisico nucleare scomparso qualche tempo fa, sui rischi di un'eventuale esplosione della centrale nucleare di Energodar, Zaporizhzhia, la più grande d'Europa.

"Mi ricordo perfettamente Chernobyl e il lavoro di mio padre, avevo sei anni -dice la giornalista- e vi assicuro che l'esplosione di quella centrale farebbe sì che Chernobyl diventi una 'briciola' in confronto". In questo periodo la centrale "è occupata dai soldati russi e ceceni -dice ancora la Nesterenko- Se l'Europa e gli Usa non possono o non vogliono chiudere i cieli, almeno intervengano per evitare esplosioni".

La cronista ora si trova in un posto nei pressi di Kiev, "sono qui dal secondo giorno dallo scoppio del conflitto in una casa dove abbiamo il garage dove possiamo scendere e nasconderci -racconta- Abbiamo le nostre valige, acqua, cibo e medicinali. Siamo tre famiglie, tre cani, tre pappagalli". Katerina racconta la città di Kiev, "fiduciosa ma in grande 'tiro' e attesa per quanto può accadere -dice- Oggi ho fatto un giro in centro e mi ha fatto una grande impressione, non riconosco più la mia città. Quello che si vede nei film è la nostra realtà. La gente si prepara, ogni quartiere si sta organizzando. Gli uomini sono iscritti alla difesa civile, stanno controllando le strade. E' pieno di posti di blocco, la città è quasi vuota. Non è Kiev, mi vengono le lacrime guardandola".

(di Ilaria Floris)

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