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Ue, Conferenza sul futuro dell'Europa

09 maggio 2021 | 09.58
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Pure Next Generation Eu, il piano da 750 mld di euro per la trasformazione green e digitale dell'economia Ue, che introduce di fatto gli eurobond (un tabù fino all'anno scorso), è arrivato solo di fronte alla crisi economica più grave del Dopoguerra.

La Germania si è decisa a sostenerlo, come ha ricordato il segretario del Pd Enrico Letta, solo quando i Ceo delle grandi case automobilistiche hanno detto ad Angela Merkel che, senza l'industria manifatturiera del Nord Italia, non ci sarebbero più state le Volkswagen, le Mercedes, le Bmw. Le hanno spiegato, ha ricordato Letta, che "Mercedes, Volkswagen e Audi, le nostre bandiere, se perdiamo l'Italia noi non le facciamo più, perché un terzo della Mercedes si fa oggi tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto".

Persino il patto di stabilità e le annesse regole sui bilanci, che avevano già da tempo mostrato la corda riducendo ai minimi termini la reputazione delle istituzioni Ue in un Paese fondatore come l'Italia, sono state messe in stand by dalla sera alla mattina nel marzo scorso, proprio per via della pandemia. E anche le regole Ue sugli aiuti di Stato, uno dei campi in cui la Commissione esercita un potere pressoché incontrastato, sono state sospese e sostituite da un quadro temporaneo assai diverso, reso indispensabile dal rischio concreto di fallimenti aziendali a catena.

Tutti grandi cambiamenti, questi, che sono avvenuti solo in presenza della pressione esterna di una crisi. La Conferenza è un tentativo riformatore 'endogeno', per così dire, non indotto dall'esterno. Non va confusa con la Convenzione sul Futuro dell'Europa, istituita con la dichiarazione di Laeken, i giardini reali di Bruxelles, nel 2001, che chiuse i suoi lavori proponendo il trattato che adottava la Costituzione Europea.

Costituzione Europea che venne poi abbandonata nel 2007, quando la ratifica venne bocciata per referendum in Francia e Olanda, anche se diverse innovazioni previste dalla Costituzione sono poi finite nel Trattato di Lisbona del 2009. La Conferenza non punta ad approvare una nuova Costituzione europea, ma si configura come un ibrido tra negoziato interistituzionale e dialogo con i cittadini, per elaborare idee su come far progredire l'integrazione europea.

In verità, ricordano Nicolai von Ondarza e Minna Alander della Stiftung Wissenschaft und Politik di Berlino, le istituzioni non concordano tra loro neppure su quale dovrebbe essere il risultato della Conferenza. Quale sarà il prodotto di questo esercizio "non è ancora chiaro", sottolineano.

Mentre il Parlamento Europeo spinge perché tutte le istituzioni si impegnino ad attuare le raccomandazioni della Conferenza nella massima misura possibile, il Consiglio, l'istituzione che riunisce gli Stati membri, vorrebbe che la Conferenza si limitasse a redigere un rapporto destinato al Consiglio Europeo, il tavolo dei capi di Stato e di governo.


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