"Non si dovrebbe permettere a nessuno di bruciare la bandiera americana. E se lo fanno, ci devono essere conseguenze, forse la perdita della cittadinanza o un anno di prigione". Così Donald Trump, dal suo account di Twitter, trasformato ormai in un pulpito presidenziale, ha deciso di attaccare il gesto di protesta che in una sentenza del 1990 la Corte Suprema ha dichiarato essere protetto e quindi ammesso dal primo emendamento, che tutela la libertà di espressione.
Nobody should be allowed to burn the American flag - if they do, there must be consequences - perhaps loss of citizenship or year in jail!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 29 novembre 2016
Il tweet di Trump arriva dopo che in un college del Massachussets ha ritirato tutte le bandiere esposte, dopo che uno degli studenti che manifestavano contro l'elezione di Trump aveva bruciato il vessillo a stelle e strisce. Al di là dell'argomento, però il tweet di oggi conferma come Trump intenda seguire anche da presidente la strategia comunicativa usata, con successo, durante la campagna elettorale.
Una strategia tesa ad interagire direttamente attraverso i social media con i sostenitori, appunto i follower di Twitter, bypassando i media e le loro domande. Come per esempio con il tweet con cui ha affermato, senza fornire alcuna prova, che tre milioni di persone avevano votato illegalmente per Clinton.