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Lavoro: da Branson a Semler, i tycoon che 'liberano' i dipendenti (2)

28 settembre 2014 | 14.12
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In queste 124 slide il principio dominante e' quello di lavorare insieme, nel rispetto e nella libertà: "Non giudichiamo le persone dal numero di ore che passano in ufficio" si legge, ma dai risultati che ottengono. E l'obiettivo dei manager, si sottolinea, non è quello di farsi obbedire, ma di ascoltare, motivare, condividere. Con un fatturato in crescita esponenziale - nel 2013 e' salito a 4,57 miliardi di dollari - non si puo' dire che il modello non funzioni.

E' un'idea che viene da lontano: gia' alla fine degli anni Venti ad Harvard l'economista Elton Mayo condusse studi sul rapporto fra produttività e condizioni di lavoro, concludendone che: il lavoro e' un'attività di gruppo, ma nel quale la collaborazione non avviene per caso, deve essere pianificata e sviluppata. Ma - soprattutto - che il bisogno di riconoscimento, sicurezza, e senso di appartenenza formano il morale dei lavoratori piu' delle condizioni fisiche in cui operano.

Motivare senza opprimere, per un risultato ottimale. L'esempio più famoso - e produttivo - del management partecipativo peraltro arriva dal Brasile, dove Ricardo Semler, CEO e proprietario di Semco, ha saputo trasformare l'azienda decotta ereditata dal padre in uno dei gruppi industriali più performanti dell'America Latina. Convinto che nel XX° secolo non si potesse continuare a lavorare come cento o duecento anni prima, al suo arrivo in azienda emano' una serie di direttive che sembrerebbero utopia, se non avessero dato frutti incredibili.

(segue)

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