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Pensioni: Damiano, flessibilità in uscita? Pronti a confronto

03 marzo 2015 | 17.20
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Il presidente della commissione Lavoro alla Camera, non è novità, c'è proposta di legge.

Cesare Damiano
Cesare Damiano

"Siamo pronti al confronto su questo tema con il governo e con il presidente dell'Inps. L'idea di consentire un'uscita anticipata e flessibile con un assegno pensionistico più leggero non è una novità. C'è una proposta di legge di cui sono primo firmatario che lo prevede. Il problema è trovare le risorse". Così Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera ed esponente del Pd, commenta con Labitalia l'intervista di oggi al 'Corriere della Sera' del presidente dell'Inps, Tito Boeri.

Damiano ricorda che nella proposta di legge "si parte da 62 anni di età con 35 anni di contributi e si 'lascia per strada' l'8%, e cioè il tetto massimo, di assegno pensionistico". "Mano a mano che sale l'età - spiega - diminuisce, di due punti all'anno, la perdita percentuale dell'assegno fino ad arrivare ai 66 anni quando c'è 'invarianza'".

"In secondo luogo -continua Damiano- se ci si riferisce al calcolo contributivo anche qui nessuna novità. E' stato infatti istituito da Maroni quando era ministro del Lavoro per tutte le donne che possono andare in pensione con 57 anni di età e 35 anni di contribuiti, a patto appunto che siano tutti calcolati con il sistema contributivo. Basterebbe estendere questa opportunità agli uomini".

Damiamo è fiducioso sulla possibilità di portare a termine la riforma. "Lo dice il presidente dell'Inps, lo dice il ministro del Lavoro, e lo diciamo noi da tanto tempo: il problema -sottolinea- è trovare le risorse. Dobbiamo però smetterla di fare su questo tema solo calcoli ragionieristici, inserendo invece delle 'clausole sociali', e allora nel lungo periodo ci guadagneremo sia dal punto di vista dell'equità che della sostenibilità dei conti".

E Damiano condivide l'idea di Boeri su una riforma della governance. "Anche qui -sottolinea- c'è una proposta di legge di cui sono primo firmatario, che prevede il passaggio da 5 a 3 membri per il cda tra i quali scegliere il presidente. E sull'esigenza della fine del sistema duale sono d'accordo con Boeri: troppo spesso ha contrapposto presidente a direttore".

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