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Turismo: Halldis, più forte da city tax a croceristi a valorizzazione immobili

03 marzo 2017 | 12.45
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Alberto Melgrati, ceo di Halldis
Alberto Melgrati, ceo di Halldis

Estendere la city tax ai turisti di crociera, differenziare l’offerta e valorizzare il patrimonio immobiliare, ridefinire il concetto di cittadino residente permanente nei centri città. Sono alcune proposte di Halldis, società italiana leader negli affitti temporanei e con più di 1.600 proprietà gestite in 25 località europee, che sulla scorta di 30 anni di esperienza ha realizzato un benchmark delle iniziative virtuose nella gestione del turismo.

Secondo l’analisi di Halldis, i centri città si spopolano di residenti e si riempiono di turisti. Il caso di Venezia è eclatante (da 120.000 a 52.000 residenti nel giro di 50 anni), ma lo stesso vale per Firenze, Roma e Milano. Quasi tutte le località montane e marittime sono alla ricerca di turismo alternativo per non andare in fallimento. Si stanno infatti spopolando, con conseguente trasferimento delle infrastrutture di servizio (scuole, ospedali, ecc.) in centri limitrofi o nei fondovalle.

Halldis ha individuato soluzioni concrete o ipotesi utili per affrontare tali problemi. La città di Charleston, nominata a patrimonio Unesco e come Venezia esposta alla crescita del flusso turistico ha commissionato uno studio sui flussi turistici e si è concentrata sul target delle navi da crociera, che ha impatti sull’ecosistema cittadino pur contribuendo poco al mantenimento della città: i turisti di mega navi consumano sulle navi stesse, scendono in massa con blitz mirati e risalgono in schiere compatte.

Il loro contributo economico positivo all’economia cittadina è minimo: -35% circa di un turista medio. Viceversa, il contributo negativo (costo) è molto elevato: impatti sull’ecosistema, sulla gestione dei flussi, sull’equilibrio dei beni culturali (dovuti a un modello di consumo massificato che si concentra sugli 'highlights'). La decisione è stata quella di limitare al 2% della quota turistica complessiva annua il flusso di navi da crociera ed è in via di definizione l’estensione della city tax agli sbarchi delle grandi navi. Si consideri che a Venezia il segmento cruise vale il 20% del flusso turistico complessivo e sbarca fino a 20.000 turisti al giorno nei periodi di picco.

Il consorzio austriaco di Serfaus Fiss e Ladis, nel Tirolo occidentale, ha istituito un presidio strategico per l’intera valle, definito un marchio e posto l’obiettivo di ripopolamento dell’area. Prima risorsa è stata identificata nel turismo. Il progetto ha operato su tre fronti: la differenziazione dell’offerta (non concentrata sui soli impianti invernali di risalita, ma mirata a spingere tutte le forme di turismo slow: mountain bike, percorsi avventura, rete dei castelli della valle, potenziamento delle alte vie ecc.); una strategia di marketing focalizzata sulle famiglie; la valorizzazione del patrimonio immobiliare locale, finalizzata a professionalizzare l’accoglienza e proporre soluzioni di accomodation alternative all’hotelerie per sostenere permanenze prolungate e rafforzare la saturazione nelle basse stagioni.

Per effetto di tali azioni, in dieci anni il flusso demografico delle tre cittadine consorziate è raddoppiato e ha consentito di aprire nella cittadina di Fiss (a 1400 mt di quota) la 'Neue Mittelschule' (Istituto tecnico professionale per ragazzi da 11 a 15 anni).

“Il turismo non è un nemico -afferma Alberto Melgrati, ceo di Halldis- ma un’economia, un vettore fondamentale per sviluppare e contribuire alla crescita: fondamentale soprattutto nelle grandi città che costituiscono - come Venezia - un patrimonio di valore inestimabile. Ma come ogni economia complessa, ha le sue leggi, le sue invarianti, le sue sofisticazioni, i suoi rapporti con il mondo più o meno virtuosi".

"Considerarlo in modo monolitico -avverte- senza studiarlo e conoscerlo in dettaglio significa subirlo. Le nostre città non si stanno arricchendo con il turismo come spesso si sostiene. Basti, a Venezia, passeggiare lontano dai logori 'passaggi obbligati', e guardare in dettaglio il livello di manutenzione dei sestieri meno percorsi. Al contrario, questa nostra ignoranza tradotta in battaglia molto culturale e poco specifica sta arricchendo chi il turismo lo conosce a fondo e lo usa, e purtroppo non si tratta dei nostri stakeholder nazionali. Abbiamo bisogno in primis di capire: niente guerra, niente battaglie, ma tanto studio e tante idee".

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