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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

16 aprile 2014 | 09.46
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Roma, 16 apr. (Labitalia) - Nessun conflitto di interessi e, quindi, niente dimissioni dagli incarichi nel gruppo di famiglia. Emma Marcegaglia, indicata dal Tesoro alla presidenza dell'Eni, lo chiarisce in un'intervista a 'La Repubblica'. "Assolutamente no, come ho detto anche quando sono stata contattata per la presidenza dell'Eni. Ma il mio gruppo non ha alcun rapporto d'affari con l'Eni, come hanno verificato prima le societa' di cacciatori di testa e poi il Comitato di garanzia presso il ministero dell'Economia", risponde sull'ipotesi dimissioni. "Non siamo ne' fornitori, ne' clienti dell'Eni", chiarisce, spiegando che l'azienda di famiglia e' cliente di Edison. Alcuni contratti con Eni ci sono nel passato. Tanto che nel 2008 suo fratello Antonio ha patteggiato per una vicenda di tangenti pagate, per appalti, a un manager di Enipower. Questa storia non rischia di pesare sulla sua prossima presidenza? "E' una vicenda che risale a piu' di dieci anni fa. Non vedo le connessioni", la replica.

Carlo Messina, 52 anni, è consigliere delegato di Intesa Sanpaolo e dice al 'Corriere della sera': "Il cuore del rilancio della banca non può che passare attraverso le persone. Quello presentato a fine marzo non è soltanto il piano industriale mio e del management, ma un piano condiviso grazie al contributo di oltre 8 mila colleghi. Un lavoro che avrà come tappa conclusiva il coinvolgimento degli oltre 90 mila dipendenti in un programma di azionariato diffuso, sottoposto al voto dell' assemblea di maggio". È appena rientrato dal road show: l' Italia, spiega, non è "più percepita come un Paese sull' orlo del baratro". "Ho percepito un forte ottimismo nei nostri confronti. Una reazione tipica dei mercati. In un primo tempo hanno considerato, esagerando, il Paese a rischio; con un possibile venir meno dell' euro l' Italia avrebbe pagato il conto più alto. Una situazione che si rifletteva nello spread superiore ai 500 punti. Ora non ci sono più dubbi sulla tenuta dell' euro, lo spread è a circa 160 punti e il clima è completamente cambiato. Ho inoltre registrato aspettative positive riguardo la capacità del Paese di realizzare alcune importanti riforme strutturali".

"Ci auguriamo che alla fine dell' aumento di capitale si possa creare un nucleo di azionisti decisi a supportare la banca nel suo percorso di sviluppo. Anche insieme alla Fondazione, naturalmente". Il primo appuntamento in agenda è la ricapitalizzazione da 800 milioni, che "partirà nella seconda metà di giugno", ma in Carige il presidente Cesare Castelbarco e l' ad Piero Montani già pensano al dopo. Alla banca che verrà, dicono al 'Sole 24 Ore', "forse un po' più piccola, ma molto più efficiente di oggi" grazie alla riorganizzazione delle strutture centrali e soprattutto della rete, ma anche agli azionisti che l' accompagneranno. La Fondazione? "Senz' altro, ma non solo", dicono Castelbarco e Montani.

"Le quote rosa stanno diventando il prezzemolino di ogni decisione politica. Ormai siamo alla caricatura finale, per cui si ogni cosa è necessario imporre e seguire la parità di genere. Si è cominciato con l' obbligo di quote rosa nei consigli di amministrazione. Inutile chiedere per quale strano motivo lo Stato debba imporre a delle aziende private la «miscela» giusta del proprio consiglio di amministrazione. Non bastavano gli indipendenti, i rappresentanti delle minoranze, e quant' altro. Oggi un buon cda deve avere anche una considerevole quota di donne. È uno Stato etico, il nostro," Lo scrive sul 'Giornale' Antonio Salvi preside facoltà di Economia Università Lum 'Jean Monnet'.

"Il progetto riformatore del Premier sembrerebbe voler affrontare alla radice i problemi del Paese. Parlo delle riforme istituzionali quali la nuova legge elettorale, l' abolizione del Senato e delle Province, e inoltre il taglio della spesa pubblica, la riforma della burocrazia e la riduzione delle imposte. Tali riforme, da sempre invocate da molti italiani, tra cui il sottoscritto, se portate a termine, sicuramente avvierebbero un percorso finalmente virtuoso per l' economia del nostro Paese. Tuttavia quello che impensierisce, è il dissenso manifesto o strisciante che si stapalesando sulle stesse, oltre che il modo in cui queste riforme si stanno avviando. " Lo scrive sul 'Tempo', il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Emanuele."Io credo che l' unica strada percorribile, come ho avuto modo più volte di dire, siala vendita dell' ingente del patrimonio pubblico immobiliare, attraverso la creazione di un veicolo finanziario in cui conferirlo e i cui titoli sottoscritti dai risparmiatori italiani, o stranieri darebbero le risorse da destinare ad abbattere il debito pubblico riducendo così la spesaper gli interessi, e liberando quote di risorse pubbliche da destinare al sostegno e all' incentivazione degli interventi per lo sviluppo economico. In parallelo la riforma della burocrazia", aggiunge.

Giovanni Centrella, segretario dell'Ugl dice al 'Tempo': "C'è un' indagine in cui si sostiene che nel rimborso di alcune spese potrebbe esserci un' appropriazione indebita. Chiarirò ogni cosa". Di che spese si tratta?"Di soldi che ho speso io, in quanto segretario generale dell' Ugl, e anche i dirigenti e i segretari confederali". E che tipo di spese sono? "Convegni e iniziative del sindacato".

"Certo che è una rivoluzione. Ha ragione Renzi, questa delle donne ai vertici delle più importanti società pubbliche è una grandissima rivoluzione. Non si era mai visto" conferma Federica Guidi a 'La Stampa' fino a qualche settimana fa anche lei donna-manager ed ora ministro dello Sviluppo. Assieme ad altre «ministre» di peso come Mogherini, Pinotti e Giannini, la Guidi incarna a pieno il nuovo «credo». "Già dalla composizione del governo - ci spiega - si era capito quale poteva essere la filosofia legata alla presenza delle donne in ruoli strategici e di grande rilevanza". Ed il ministro ci tiene a segnalare non solo «il livello delle professionalità messe in campo, certamente eccellente», ma anche «il dato quantitativo, 11 le donne che entrano nei cda, altro fattore assolutamente rilevante». Insomma «è una vera e propria rivoluzione culturale che, finalmente, si può dire che si sta affermando anche nel nostro Paese".

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