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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

13 dicembre 2016 | 10.28
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Di riforma costituzionale da noi non si parlerà più per molti anni (checché ne dicessero esponenti del No i quali annunciavano progetti alternativi a tal punto semplici da poter essere approvati nel giro di pochi mesi, anche in questa legislatura). Ma con il tessuto di quella riforma era stato cucito, da lui stesso tra l' altro, l' abito d' ordinanza del Matteo Renzi capo di governo, così che adesso non avrebbe potuto passare inosservato se avesse aperto l' armadio per indossarne un altro a caso. Lui stesso ne è sempre stato consapevole ed è per questo che nell' ultimo anno aveva annunciato una trentina di volte che, nell'eventualità di una sconfitta, se ne sarebbe «tornato a casa» (cosa che ha fatto in tempi rapidissimi, è doveroso dargliene atto)". Lo scrive Paolo Mieli sul Corriere della Sera.

"Avevamo bisogno di un governo leggero, efficiente e dotato di senso pratico, capace di chiudere i dossier più urgenti mentre il Parlamento lavorerà a scrivere le regole per tornare al voto in tempi brevi. Avevamo bisogno di un governo capace di affrontare l'emergenza bancaria, gestire il fenomeno migratorio e le sfide di politica estera in un quadro che sta cambiando radicalmente dopo l'elezione di Donald Trump. Avevamo bisogno di un presidente del Consiglio serio e allergico ai protagonismi e di un ex premier capace di fare un passo indietro e provare a ricostruire il suo partito e il rapporto con i cittadini". Lo scrive Mario Calabresi su Repubblica. "Poi sono arrivati i dettagli, quelli in cui è solito nascondersi il diavolo: Maria Elena Boschi, la madre della riforma costituzionale bocciata dagli italiani, anziché fare un doveroso passo indietro ha chiesto e ottenuto una promozione. Per farle posto si sono resuscitati due vecchi ministeri, uno per il fedelissimo Lotti l' altro per De Vincenti. Angelino Alfano si è spostato alla Farnesina, un passaggio incomprensibile in una fase così delicata dato che non si conoscono sue competenze in politica estera. Come non pensare ad una mossa dettata dalla voglia di allargare il curriculum? O dalla necessità di allontanarsi dalla patata bollente dell' immigrazione? Ma non era meglio restare e rivendicare il lavoro fatto? Scelte evitabili che rafforzano diffidenze, gonfiano il qualunquismo e lasciano un retrogusto di furbizia e immaturità. A pagare gli errori del passato la sola ministra Giannini".

"Il lavoro bisogna prima di tutto crearlo e la creazione di lavoro «buono», ossia competitivo a livello mondiale, non avviene con provvedimenti ma con investimenti. Si può sommariamente calcolare che il sistema italiano possa realisticamente aggiungere ogni anno 200-300 mila posti di lavoro «buoni». Il nuovo governo agisce su una base normativa ormai consolidata e può intervenire sugli investimenti produttivi con tre strumenti: incentivi fiscali alle imprese, snellimento dei vincoli amministrativi per gli investimenti stessi e un miglior uso dei fondi europei". Lo scrive Mario Deaglio su La Stampa. "Il primo strumento sarà scarsamente utilizzabile oltre i limiti della legge di stabilità appena approvata, il secondo richiede un' attività minuta di modificazione degli '"iter" burocratici per i quali è indispensabile la collaborazione degli enti locali e realisticamente non si possono attendere grandi risultati nel poco tempo che il governo ha a disposizione. Restano i fondi europei: il miglior risultato rapidamente ottenibile è quello di una "flessibilità" nella loro destinazione", aggiunge.

Matteo Orfini, presidente del Pd e componente della delegazione salita al Colle dice all'Unità: "Gentiloni è una buona soluzione, che il Pd appoggia e a cui darà il massimo sostegno. Un governo era necessario al Paese: c' è la legge elettorale da cambiare - esigenza che condividono anche i Cinquestelle - più alcune urgenze come Mps. La nostra proposta iniziale era diversa, chiedevamo che tutte le forze politiche fossero coinvolte. Non è stata accettata e il Pd si è fatto carico della responsabilità". "È del tutto evidente che questo esecutivo non punta a finire la legislatura e che bisogna tornare al voto il prima possibile", dice.

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