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Welfare: Ilo, per alcuni paesi meglio protezione sociale che pareggio bilancio

17 novembre 2014 | 18.42
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Pubblicato il Rapporto 'Tendenze globali delle politiche di protezione sociale 2010-2015'.

Welfare: Ilo, per alcuni paesi meglio protezione sociale che pareggio bilancio

"Mentre nella maggior parte dei paesi del mondo ci si aspetta un taglio alla spesa pubblica a partire dal 2015, altri si stanno muovendo nella direzione opposta di espandere le proprie misure di protezione sociale". E' quanto afferma il nuovo studio dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), 'Tendenze globali delle politiche di protezione sociale 2010-2015', secondo il quale 120 paesi nel 2015 faranno tagli alla spesa pubblica. Di questi, 86 sono paesi in via di sviluppo. Il numero totale di paesi dovrebbe salire a 131 nel 2016.

"Mentre molti paesi stanno tagliando -si legge- la spesa pubblica, la maggior parte di quelli a reddito medio sta espandendo in modo considerevole i propri sistemi di protezione sociale, con conseguenze immediate sulla riduzione delle povertà e delle disuguaglianze, nonché effetti positivi sulle strategie di crescita a partire dalla domanda interna".

"Questa è una bella lezione di sviluppo -ha affermato Isabel Ortiz, direttore del Dipartimento dell’Ilo della protezione sociale- come dimostra questo studio, anche nei paesi più poveri esiste la possibilità di dedicare maggiori risorse di bilancio alla protezione sociale". Paesi come l’Argentina e il Sudafrica hanno recentemente introdotto l’assegno familiare. Altri paesi come la Bolivia, il Botswana, il Brasile, la Cina, le Maldive, la Namibia, Panama, il Sudafrica, lo Swaziland e Timor-Est, hanno raggiunto una copertura pensionistica quasi universale. Diversi altri paesi hanno introdotto trasferimenti sociali per i disoccupati, le madri, i bambini e gli anziani. Alcuni paesi a basso reddito hanno anche esteso la protezione sociale principalmente attraverso reti di sicurezza temporanea estremamente mirate con livelli di prestazione molto bassi. Tuttavia, in molti di questi paesi, sono in corso dibattiti per costruire sistemi di protezione sociale di base più completi.

Secondo il rapporto, le tendenze globali in materia di risanamento di bilancio dovrebbero peggiorare la crisi dell’occupazione e le disuguaglianze. In Europa, queste misure hanno contribuito ad aumentare la povertà e l’esclusione sociale che oggi colpiscono 123 milioni di persone, cioè il 24% della popolazione dell’Unione europea. Nei paesi in via di sviluppo che non investono in protezione sociale, le misure di aggiustamento dovrebbero peggiorare la situazione di milioni di famiglie che, dall’inizio della crisi, hanno affrontato opportunità di lavoro sempre più scarse e mal retribuite, l’aumento dei prezzi alimentari e energetici, e l’accesso ridotto ai servizi pubblici. Lo studio dell'Ilo analizza le politiche di protezione sociale dal 2010 al 2015 e mostra che, nella prima fase della crisi (2008-2009), sono stati lanciati piani di stimolo fiscale in circa 50 paesi e che la protezione sociale ha svolto un importante ruolo nel rilancio della crescita. Tuttavia, nella seconda fase della crisi (a partire dal 2010), molti governi in Europa e altrove hanno imboccato la via del risanamento di bilancio con una prematura contrazione della spesa pubblica, nonostante il bisogno urgente di sostenere i più vulnerabili.

Il 20% dei paesi ha registrato una contrazione fiscale eccessiva, caratterizzata da un livello di spesa pubblica inferiore a quello pre-crisi. Si tratta di paesi che hanno di fronte importanti sfide per lo sviluppo, come l’Eritrea, il Sudan, lo Yemen, lo Sri Lanka, l’Etiopia, la Nigeria, la Guinea-Bissau, il Guatemala e il Burundi, e altri. Le misure di aggiustamento comprendono l’eliminazione o la riduzione dei sussidi alimentari ed energetici; il taglio o un tetto massimo ai salari, anche per i lavoratori dei servizi sanitari e sociali; prestazioni di protezione sociale più mirate; e la riforma dei sistemi pensionistici e sanitari. I governi stanno anche considerando misure per accrescere le proprie entrate, per esempio aumentando le imposte al consumo come l’Iva sui prodotti di base consumati dalle famiglie povere.

"In numerosi paesi, le politiche per fronteggiare -ha sottolineato Isabel Ortiz- la crisi mondiale sono state decise a porte chiuse, come soluzioni tecnocratiche quasi in assenza di consultazione. Questo ha spesso portato a una mancanza di comprensione da parte dell’opinione pubblica, a tensioni e a conseguenze negative dal punto di vista sociale ed economico. I governi, i datori di lavoro, i lavoratori e la società civile -ha spiegato- devono riunirsi nel quadro di un dialogo nazionale per garantire una ripresa socialmente responsabile, orientata verso una crescita inclusiva, la protezione sociale e la giustizia sociale".

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