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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

05 settembre 2014 | 09.35
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Sapelli: "Quello che conta è la parola flessibilità".

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"La vecchia concertazione, quella che anch'io ho praticato, è proprio finita, non sono più i tempi". Così, in un'intervista a 'Italia Oggi', Cesare Damiano, presidente della commissione lavoro della Camera. "Si può invece programmare un confronto -fa notare- per affrontare le questioni normative, quelle relative alle professionalità, all'organizzazione del lavoro e dei servizi che non comportano nell'immediato una copertura finanziaria. Altrimenti diamo al sindacato solo il ruolo di fare la croce rossa, quando si tratta di risolvere crisi aziendali, di decidere su esuberi e licenziamenti".

"Le mosse di Mario Draghi sono molto rilevanti e dimostrano che la Bce passa dalle parole ai fatti organizzando una vera guerra contro il rischio deflazione". Così, in un'intervista a 'Il Messaggero', il viceministro all'Economia Enrico Morando. "Il problema che il governatore sottolinea -ricorda- è che ci deve essere coerenza tra l'intonazione espansiva della politica monetaria della Bce e quella fiscale dei governi. Se c'è distonia le due forze rischiano di neutralizzarsi a vicenda".

"Il sistema economico mondiale ha profondamente cambiato la sua natura. La prevalenza della finanza fondata sull'indebitamento e sul rischio elevato ha trasformato non solo le relazioni tra industria e credito e quelle tra gli Stati (si veda il recente default argentino) ma soprattutto ha trasformato il ruolo che le banche centrali hanno nel sistema di circolazione della moneta". Lo scrive su 'Il Messaggero', l'economista Giulio Sapelli. "Possiamo dividerci su quali siano le riforme strutturali idonee -rimarca- per superare una crisi di alto rischio finanziario e di sovracapacità produttiva e di sottoconsumo che ha il suo punto di superamento nell'insieme tra aumento della domanda interna e ripresa degli investimenti privati e pubblici. Ma quello che conta è la parola flessibilità. Non a caso il premier Renzi l'ha evocata più volte e quanti temono che lo stesso euro sia in pericolo, per effetto di una recessione che può rivelarsi terribile perché si unirà a una profonda deflazione, è proprio la flessibilità che essi invocano".

"Il mondo bancario operante in Italia, soprattutto dopo le forti innovazioni ed evoluzioni degli ultimi mesi, a cominciare dagli assai cospicui aumenti di capitale, è oggi già in grado, prima della nuova 'Tltro', di sostenere nuove sane domande di credito per investimenti e la ripresa dello sviluppo in ogni settore. Lo confermano i dati nettamente positivi sugli incrementi degli impieghi bancari per nuovi mutui nella prima parte del 2014. La nuova 'Tltro' è un ulteriore elemento, parallelamente agli aumenti di capitale, per sostenere tutte le possibilità di ripresa. Ma per fare buoni nuovi prestiti occorre anche che vi sia una più consistente domanda di buoni crediti". Lo scrive su 'Il Messaggero' Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione Bancaria Italiana.

"Capisco che le forze dell'ordine e le forze di polizia si sentano mortificate. Lo capisco benissimo. E so anche che questo sentimento deriva soprattutto da una norma approvata quattro anni fa che, non tenendo per nulla conto della loro specificità, li accomuna al resto del pubblico impiego. Il comparto Difesa e sicurezza non è più mortificabile. Non possiamo continuare a mortificarlo". Così, in un'intervista al Corriere della Sera, è il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi.

"L'uscita del ministro Madia -aggiunge Rossi- ha messo in luce una situazione di difficoltà economica che senz'altro c'è. Adesso però toccherà al governo e al Parlamento, nella cornice della legge di stabilità, riuscire a trovare delle risorse", aggiunge Rossi, che dice certo che il governo "valuterà con la dovuta attenzione queste giuste richieste che arrivano dalle forze dell'ordine".

"E' stata una scelta dolorosa, dettata dalla necessità di valutare nel complesso la situazione delle famiglie. Ricordo però che un quarto dei dipendenti pubblici quest'anno sta beneficiando del bonus Irpef: di fatto una tredicesima di 960 euro. Non mi pare poco". Così, in un'intervista a 'La Stampa', il sottosegretario alla Semplificazione e alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti.

"Per giudicare la bontà della nostra scelta basta guardare ai numeri dell'Ocse: mentre il costo di un dipendente è più o meno pari alla media dei Paesi più industrializzati, la retribuzione netta è più bassa. Il bonus ha un effetto virtuoso, che diversamente non avremmo ottenuto. Se poi guardiamo alla retribuzione dei dirigenti, siamo secondi solo agli Stati Uniti: di qui la decisione di porre un tetto agli stipendi", aggiunge Rughetti.

"Nella riforma Brunetta era il singolo dirigente ad essere valutato, ora sarà l'intera struttura che quest'ultimo dirige. Inoltre cambia la struttura retributiva: nella riforma Brunetta la parte variabile dello stipendio era pari al 30%, ora sarà solo il 10. Il 30% della busta paga sarà legato all'incarico che viene momentaneamente svolto, e quel pezzo di stipendio sarà perso in caso di mancata conferma. La struttura delle retribuzioni all'interno dei singoli comparti sarà meno schiacciata: ciò spingerà i dirigenti a cercare di crescere nella scala gerarchica, esattamente come avviene nel settore privato".

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