I paesi più avanzati hanno compreso che, senza manifattura, non c’è crescita.
“Si sta pensando di riportare le fabbriche in Italia e molti l’hanno già fatto, senza clamore”. Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi intervenendo nel Teatro Petruzzelli di Bari all’assemblea generale di Federmeccanica. “I paesi più avanzati -ha proseguito Squinzi- hanno compreso che, senza manifattura, non c’è crescita, non ci sono servizi avanzati connessi, le competenze non vengono valorizzate. La vecchia filosofia degli ‘headquarters’ in casa e della fabbrica fuori, dove i costi sono bassi, è tramontata. Si parla di ‘reshoring’, di rinascimento industriale: piu’ semplicemente i nostri concorenti si sono rimessi a fare politiche industriali. Ma anche in Italia l’industria è viva. Siamo sempre -ha assicurato Squinzi- uno dei principali paesi industriali del globo”.
Secondo il presidente di Confindustria, la delocalizzazione in Italia “è meno diffusa non perché sia eticamente scorretta, ci mancherebbe: è una libera scelta imprenditoriale decidere dove, come e cosa produrre. Semplicemente, nella ridefinizione delle strategie aziendali, è un’opzione meno conveniente”. Le statistiche non danno ancora pieno conto del cambiamento che si è verificato silenziosamente. La meccanica, i beni strumentali, la meccatronica, sono orgoglio industriale del Paese. Tuttavia, l’aumento della produttività è troppo lento, richiede robusti investimenti e un miglior collegamento fra dinamica delle retribuzioni e risultati aziendali”.
“Per questo -ha aggiunto- vanno rafforzate le misure a sostegno degli investimenti e resi struttuali gli interventi destinati alla detassazione e decontribuzione del salario di produttività”.