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Gucci inaugura nuova casa dell'archivio a Firenze

02 luglio 2021 | 09.11
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A ospitarlo Palazzo Settimanni, le cui tracce risalgono al 1400, nuova tappa celebrazioni per 100 anni maison

Gucci inaugura nuova casa dell'archivio a Firenze

Ha aperto il primo luglio la nuova sede dell’archivio Gucci in via delle Caldaie a Firenze, segnando un’altra, fondamentale tappa nelle celebrazioni per i 100 anni della maison. A ospitarlo Palazzo Settimanni, le cui tracce risalgono al 1400, e situato nel quartiere di Santo Spirito nell’area detta 'Oltrarno”' a sinistra del fiume. Qui si affollavano le attività artigianali e artistiche che già nel secolo successivo, in seguito al trasferimento a Palazzo Pitti della famiglia dei Medici, affiancarono residenze di famiglie aristocrati-che che qui si stabilirono per costruire le loro fastose abitazioni.

“Il mio compito era quello di riportare a casa molti oggetti, come se li avessimo aiutati a tornare in famiglia - spiega il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele -. In un luogo dove apparentemente si conserva il passato, ma che in realtà è un ponte con il contemporaneo. Un palazzo antico è una cosa viva. Come la moda". Il palazzo, nel corso del tempo, pur nella sua imponenza si è dimostrato struttura flessibile, disponibile ad aggiunte, frazionamenti, divisioni, passaggi di proprietà o utilizzi. Acquisito da Gucci nel 1953, ne è diventato parte integrante in senso fisico e metaforico. È stato fabbrica, laboratorio e showroom. Oggi, grazie al ripristino voluto e ideato dal direttore creativo Alessandro Michele, non è stato soltanto restituito alle qualità originali, ma è come se gli fosse stato concesso di raccontare la sua storia, di rivelare le sue mol-teplici identità, divenendo l’allegoria di un dialogo tra passato e presente, presupposti indispensabili del futuro.

Lo sguardo del direttore creativo, in questo luogo, ha affiancato quello dell’archivista, dello storico, dell’antropologo, del letterato, dello psicoanalista, del filosofo, senza cesure nette, ma anzi disegnando cammini teori-ci ed esperienziali che oltrepassano la semplice dimensione espositiva. “Palazzo Settimanni - sottolinea Michele - liberato dalle sovrapposizioni precedenti, si trasforma in un luogo magico a cui ho restituito porosità: ci si passa attraverso, entra l’aria, lo si può percorrere come fosse un viaggio. Io sono poroso, assorbente, permeabile. Ho restituito al palazzo quell’aura da fa-vola che permette, per esempio, alla saletta dell’ingresso, di diventare un’entrata in una dimensione da sogno. L’ho pensato come un luogo un po’ segreto dell’azienda, un sancta sanctorum da dove si parte per le terre sante di Gucci".

Sui cinque livelli di altezza, che comprendono il pianoterra e il piano interrato, sono state eliminate le so-vrastrutture accumulate in momenti recenti, per rivelare tracce di decorazioni ottocentesche, trompe l’oeil del Settecento, affreschi del tardo Seicento, abbellimenti ancora anteriori: tutti elementi volutame-te lasciati intatti o riportati al loro primigenio splendore senza essere spostati o modificati. L’unica tra-sformazione rilevante è stata la rimozione della copertura nella sala dell’ingresso realizzata negli anni ’90, al fine di diffondere luce e restituire al porticato centrale la grazia delle proporzioni iniziali. Tutto è stato progettato, disposto e disegnato con la stessa sensibile attenzione con cui è stata condotta l’intera operazione di riutilizzo del palazzo come sede delle collezioni storiche della Maison, dagli arredi fino ai dettagli delle maniglie che riproducono un paio di forbici, dalle vetrine wunderkammer alle lampade, fino alle preziose armadiature in legno e ai grandi armadi in ferro e vetro.

Perché venisse raggiunto questo obiettivo, si è mantenuto un forte legame con il territorio, affidando a maestranze locali tutti i lavori, compresa la pavimentazione in mattonelle di cotto realizzate singolarmente in forni a legna. Uno scrigno che racchiude altri scrigni, l’archivio è suddiviso in stanze tematiche, intitolate con le parole-mantra che appartengono al lessico di Alessandro Michele, da lui scelte per battezzare alcuni passaggi del suo itinerario creativo. Il piano interrato si divide nelle sale Radura (porcellane e oggetti per la casa), Herbarium (articoli da scrivania), Maison de L’Amour (oggetti per il tempo libero).

Al piano terreno trovano spazio le collezioni di borsetteria vintage (sala Hortus Deliciarum), la piccola pelletteria e le cinture vintage (sala Prato di Ganimede), la sala espositiva (sala Swan), la gioielleria vintage e contemporanea (sala Le Marché des Merveilles), la valigeria vintage (sala 1921 Rifondazione). Le creazioni tessili - dai foulard agli abiti, oltre alle calzature - 'abitano' al primo piano, dove lo spazio è ripartito in stanze dai nomi suggestivi e potenti: solo per citarne alcuni, Orto di Giove, The Alchemist’s Garden, Serapis, Aveugle par Amour… Infine, al secondo piano, troviamo la sala Façonnier des Rêves.

Di forte impatto la parete di modelli che hanno mantenuto intatti i loro codici progettuali, ma si sono evo-luti di pari passo con le vicende storiche, come la borsa Bamboo o la Jackie, entrambe declinate in fogge e materiali diversi. Nella vicina sala dedicata alla gioielleria, che ospita articoli vintage accanto alle collezioni contemporanee, gli specchi, che rivestono interamente le pareti, annullano la definizione di dimensione amplificando lo spazio all’infinito. Una riscoperta felice sono anche gli accessori lifestyle, dalla funzione e design perfettamente contemporanei, che fin da 60 o 70 anni fa erano destinati a completare l’estetica del marchio.

Proprio la continua conversazione tra passato e presente genera un epicentro di studio e sapere, di rigore e disciplina che già dall’ingresso include elementi fiabeschi, leggiadri divertissement, straordinari colpi di scena, soluzioni sorprendenti: eliminano ogni accezione dell’oggetto esposto come reperto storico, ma piuttosto lo qualificano come “ponte” tra differenti realtà culturali e temporali contenute in un luogo che a sua volta ne è un amplificatore, radicato com’è nella Firenze di oggi, ma che mostra orgoglioso l’evidenza del suo vissuto.

Centro di studio come di dialogo con il contemporaneo, Palazzo Settimanni custodisce e protegge, diverte e stupisce ma non è una categorizzazione di bei prodotti, quanto testimonianza viva e vibrante di un per-corso di lavoro organico, creativo, in perenne divenire. "L’archivio è un palazzo della memoria - rimarca Valerie Steele, direttore e curatore del museo del Fashion Institute of Technology, che ha collaborato al layout di alcuni degli spazi -.Lontano dal somigliare a una soffitta polverosa è, al contrario, un sistema dinamico che produce conoscenze e ispirazioni. La pulsione a categorizzare elementi di epoche trascorse non si basa sulla nostalgia, ma sulla consapevolezza che quello dello stile è un concetto in perpetua mutazione. Questa relazione con il tempo, per un’azienda centenaria come Gucci, sviluppa il tema dell’archivio come punto di raccolta di un heritage vivo: ora e per le generazioni a venire".

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