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Elezioni comunali, ok Senato a ddl su quorum al 40%

01 marzo 2023 | 19.37
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Al ddl era stato proposto un emendamento di stop al ballottaggio per iniziativa di senatori Fi, FdI e Lega, poi ritirato tra le proteste dell'opposizione

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Il Senato ha votato con 125 voti a favore il ddl sul quorum per la validità delle elezioni comunali, licenziato in mattinata dalla prima Commissione con mandato alla relatrice, Simonetta Spelgatti, a riferirne in Aula senza modificazioni. Il testo approvato abbassa il quorum dal 50 al 40%. Al ddl era stato proposto un emendamento di stop al ballottaggio, per iniziativa dei senatori Adriano Paroli (Fi), Marco Lisei (Fdi) e Paolo Tosato (Lega), poi ritirato tra le proteste dell'opposizione. La norma puntava a modificare l'elezione dei sindaci nei Comuni con più di 15 mila abitanti, portando alla cancellazione del ballottaggio anche in città come Roma, Milano o Napoli.

“Noi siamo favorevoli al provvedimento che riguarda le elezioni nei piccoli comuni, ma intorno a questo provvedimento oggi è andato in scena un tentativo di colpo di mano pessimo", ha detto in Aula il senatore del Pd Dario Parrini, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali.

"Abbiamo visto avvenire il tentativo, da parte della maggioranza, di utilizzare la procedura d’urgenza data all’unanimità per un provvedimento di piccola portata, da tutti condiviso, per far passare una riforma del sistema di elezione dei sindaci delle città sopra i 15 mila abitanti, una riforma iperdivisiva di portata molto grande. L’emendamento è stato poi ritirato, ma così non si fa. Introdurre una sorta di riforma istituzionale per emendamento a un provvedimento di straforo: è questo il metodo del centrosdestra o quello di Meloni e Casellati che dicono di voler coinvolgere le opposizioni nelle riforme?”.

"Eliminare il ballottaggio per i comuni più grandi – dice ancora Parrini - è una riforma elettorale unilaterale, pretestuosa e faziosa. La legge elettorale per i sindaci è quella che ha funzionato meglio negli ultimi 30 anni, anche perché è stata approvata e sempre modificata a larga maggioranza, coinvolgendo sempre l’opposizione”.

"La maggioranza al Senato ha tentato, con un colpo di mano, di modificare le regole e, addirittura, di cancellare i ballottaggi per i comuni sopra i 15 mila abitanti, inserendo emendamenti in un provvedimento senza alcuna coerenza normativa", commenta quindi Francesco Boccia, senatore Pd.

"Le riforme delle regole democratiche non si possono fare a colpi di maggioranza, sarebbe stata una gravissima scorrettezza istituzionale che abbiamo sventato in tempo. La legge elettorale dei Comuni funziona benissimo ed è apprezzata dalla totalità degli italiani, nonostante quello che dice Romeo. Una riforma di tale portata, su cui la stessa Anci aveva espresso parere contrario, non è accettabile con un emendamento".

"Un atteggiamento così arrogante nel metodo oltre che nel merito e nel totale disprezzo del confronto democratico rischia di determinare la rottura del rapporto di fiducia e di rispetto reciproco tra maggioranza e opposizione anche sulle regole che disciplinano il confronto democratico. Se la riforma che ha in mente la maggioranza è quella prospettata da Romeo faremo una battaglia durissima in Parlamento e nel Paese, in ogni sede istituzionale anche attraverso gli amministratori locali democratici”.

“Nessun imbarazzo nella maggioranza”, spiega quindi il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro a margine della seduta della I Commissione Affari costituzionali al Senato, dopo il ritiro dell'emendamento a prima firma Ronzulli al dl n. 379 sul quorum per la validità delle elezioni comunali.

“Il senatore Parrini - afferma il sottosegretario Ferro - misura probabilmente le dinamiche interne alla maggioranza con il metro a cui ci ha abituato il centrosinistra, che ha sempre imposto provvedimenti a colpi di numeri. Sulla proposta c’è stata una normale riflessione, che abbiamo sollecitato anche come governo, su un tema, quello del sistema elettorale dei comuni, che merita attenti approfondimenti nella direzione di migliorare la capacità di governo. Per questo stiamo lavorando in maniera più complessiva alla riforma degli enti locali, nella direzione della governabilità e dell’efficienza amministrativa, e anche nell’ottica di ripristinare il ruolo delle Province".

"Vogliamo confrontarci in maniera serena, non per intestarci un risultato ma guardando alla bontà del risultato finale. Se oggi siamo stati costretti a riaprire questa discussione sugli enti intermedi dopo il disastro della riforma Delrio è proprio perché in passato si è preferita la strada delle prove muscolari anziché del dialogo. Abbiamo voluto fermarci per rispetto delle opposizioni. Quando si parla di pudore obiettivamente mi sento di dire a nome del governo, e credo anche per quanto riguarda la maggioranza, che non accettiamo lezioni".

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