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Fascismo, con il Primato nazionale il quaderno su Mussolini

07 novembre 2021 | 14.30
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Uscirà a gennaio nella collana 'I grandi italiani': a scriverlo il direttore del mensile Adriano Scianca, già autore di 'Mussolini e la filosofia'

Il quaderno dedicato a D'Annunzio
Il quaderno dedicato a D'Annunzio

“Il fascismo fu un tentativo di modernizzazione dell’Italia, e quell’idea è attuale, non nelle forme di allora ovviamente, ma nel voler trovare una via italiana alla modernità”. Così all’Adnkronos Adriano Scianca, direttore del mensile sovranista il Primato Nazionale, interviene sul centenario del Pnf, fondato da Mussolini nel novembre del 1921. Secondo Scianca, “il fascismo ha espresso uno spirito che andava al di là del Pnf, che era la formulazione burocratica di qualcosa di più ampio e complesso". Insomma, per il giornalista, autore tra l'altro per Altaforte di ‘Mussolini e la filosofia’, "il fascismo non è riducibile al Partito Nazionale fascista, tant'è che quando si parla di eredità del fascismo non si parla del Pnf ma di una dinamica ampia, sociale e culturale”.

Con il numero di gennaio del Primato nazionale, uscirà il quaderno dedicato a Benito Mussolini, scritto da Scianca per la collana ‘I grandi italiani’, una collana che racconta personaggi storici del nostro Paese, da Machiavelli a Leopardi, passando per Mazzini ed Enrico Mattei. Il volume dedicato al Duce è un’iniziativa tutt’altro che nostalgica, tiene subito a precisare l’autore. “Ho scritto il volumetto che uscirà a gennaio forte degli approfondimenti fatti per il mio libro e mi è piaciuto ripercorrere la storia di questo politico così importante per la storia d’Italia, evidenziando anche aspetti poco conosciuti. De Felice, per esempio, spiega che c’erano centinaia di migliaia di italiani che scrivevano a Mussolini per chiedere un aiuto economico e lui tendenzialmente riusciva ad aiutarli tutti. Certo – sottolinea - era una forma di assistenzialismo, però forse anche queste storie, documentate, sono una ragione della popolarità di Mussolini”.

Una figura, quella del Duce, che pur continuando a dividere gli italiani, resta importante per la storia del Paese. “Quando Mussolini fu cacciato dal Psi disse ‘voi mi odiate perché mi amate ancora’. Ecco, l’Italia oggi è ancora così: lo odia perché in un certo senso lo ama ancora – spiega Scianca – E’ stata una figura centrale, anche eccentrica rispetto alla storia d’Italia. Anche l’Italia antifascista se ne sente orfana. Ovviamente immagino che la maggior parte degli italiani non voglia tornare al fascismo, ma ha segnato l’inconscio collettivo e l’odio verso Mussolini è una forma di soggezione politica e culturale nei confronti di questa figura”.

Ma è possibile trovare una forma di attualità del fascismo senza cadere nell’ideologia nostalgica? “C’erano una serie di politiche sociali, molti codici di giustizia sono stati fatti in quel periodo, molti centri urbani sono stati costruiti allora, e poi ci fu un movimento culturale e artistico che sicuramente colse alcuni aspetti della modernità che sono attuali, in questo senso – conclude Scianca – il fascismo fu un tentativo di modernizzazione dell’Italia”.

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