Combattere il populismo affidandosi alla formula 'ci vuole più Europa' condurrà chi la sostiene alla sconfitta. Massimo D'Alema mette nuovamente in guardia il Pse sui rischi che correrebbe, semplificando il messaggio politico, riducendolo alla demonizzazione dell'avversario di turno. A D'Alema sono state affidate le conclusioni di una tavola rotonda che si è svolta nell'ambito del Congresso Pse in corso a Roma e ha parlato come presidente della Feps-Fondazione di studio dei partiti socialisti europei che, proprio di recente, ha presentato i risultati di uno studio sui populismi che sono nati e cresciuti in diversi paesi dell'Unione.
Si tratta, ha spiegato D'Alema, di una "grande emergenza politica con la quale ci misuremo nella prossima campagna elettorale". Mai come in questa occasione la competizione "rischia di avere una bassa partecipazione dell'elettorato, che ha perso la fiducia in Europa e nei partiti" che fanno parte delle storiche famiglie politiche del Vecchio Continente. Lo scenario più verosimile è di vedere l'astensionismo "da parte di quelli che nell'Europa non ci credono piu'", contrapposta a "una partecipazione di quelli molto arrabbiati con l'Europa. Se si sommassero questi due elementi, il risultato sarebbe molto negativo, direi devastante. Otterremmo l'effetto contrario di quanto da molti auspicato: un Parlamento europeo debole e disgregato".
Tuttavia il Pse non deve cadere nella tentazione di riproporre le 'larghe intese' anche a Bruxelles o a Strasburgo. Sarebbe un "rischio mortale che di fronte all'assedio populista, il Pse finisca con stringere un patto con le forze moderate. Ci troveremmo accerchiati e progressivamente il nostro spazio politico verrebbe eroso". Allora, ha raccomandato il presidente della Feps la "prima risposta che dobbiamo dare è rendere netta, chiara, evidente, dialettica destra e sinistra nel confronto politico europeo". (segue)
