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Coronavirus, nuovo protocollo per diagnosi con ultrasuoni

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24 marzo 2020 | 15.53
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Università di Trento capofila nella diagnosi a ultrasuoni. Il team guidato da Libertario Demi, docente coordinatore del laboratorio che sviluppa strumenti diagnostici a ultrasuoni per la salute (ULTRa - Ultrasound Laboratory Trento), ha infatti pubblicato sul 'Journal of Ultrasound in Medicine' un nuovo protocollo per la diagnosi di Covid-19 con gli ultrasuoni, grazie a uno studio condotto "su un database di 60 mila immagini da ultrasonografia polmonare in pazienti affetti da coronavirus - spiega Demi all'Adnkronos Salute - Il protocollo è frutto dello sforzo di collaborazione con una decina di equipe cliniche italiane, e ci permette di individuare 4 livelli di avanzamento patologico".

"I raggi X del torace - aggiunge l'esperto - non si possono fare a tutti i pazienti e talvolta i risultati non sono sempre ottimali, mentre con gli ultrasuoni si riesce a cogliere prima l'alterazione della superficie polmonare. Una possibilità particolarmente interessante, ad esempio, nel caso delle donne in gravidanza, a cui è dedicato un ulteriore studio che pubblichiamo oggi su 'Ultrasound in Obstetrics & Gynecology". Il team di Demi è già stato contattato da Canada e Germania, dopo la pubblicazione della ricerca. "Per la prima volta in assoluto viene riconosciuta la validità scientifica delle tecniche proposte. Speriamo di contribuire a fronteggiare questa terribile pandemia" commenta Paolo Giorgini, direttore del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell'Università di Trento a cui afferisce il laboratorio.

Demi spiega inoltre che al Gemelli di Roma hanno già svolto sessioni per addestrare il personale sanitario all'utilizzo di queste tecniche: "Siamo a disposizione sia per il training, sia per l'ulteriore sviluppo di algoritmi di supporto al personale nella gestione di questa pandemia", assicura lo studioso. Le tecniche a ultrasuoni (ultrasonografia) favoriscono, attraverso l’analisi di specifici pattern, la comprensione della gravità di un paziente, e quindi l’applicazione tempestiva del trattamento migliore. Le onde, insomma, "fotografano i polmoni e ne rivelano lo stato di salute o di alterazione", aggiunge lo studioso.

Fra gli autori del primo lavorolo, oltre a Demi e Federico Mento (Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione, Università di Trento) anche Gino Soldati (Ospedale generale Valle del Serchio, Lucca); Andrea Smargiassi, Riccardo Inchingolo e Danilo Buonsenso (Fondazione Policlinico Universitario Gemelli, Roma); Tiziano Perrone, Domenica Federica Briganti e Stefano Perlini (Fondazione Policlinico San Matteo, Università di Pavia); Elena Torri (Bresciamed, Brescia); Alberto Mariani (Usl Nordovest Toscana, Lucca); Elisa Eleonora Mossolani (Ospedale generale di Voghera); Francesco Tursi (Ospedale generale di Lodi).

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