(Adnkronos Salute) - La prima ordinanza risale ad agosto 2012, quando il Tribunale di Venezia si è pronunciato dopo che l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), a maggio 2012, ha vietato agli Spedali Civili di Brescia - per mancanza di autorizzazioni e rischi per la sicurezza dei pazienti - di effettuare "prelievi, trasporti, manipolazioni, coltura, stoccaggio e somministrazione a pazienti di cellule umane previsti dall'accordo di collaborazione tra l'azienda ospedaliera e la Stamina Foundation".
Come dimostrano i dati raccolti, se prima dell'approvazione del dl Balduzzi si erano contati 37 ricorsi, il via libera al decreto ha prodotto un'accelerazione di carte bollate e di richieste di intervento della magistratura. Il provvedimento prevede, tra l'altro, la prosecuzione delle terapie per chi è già in cura con il cosiddetto metodo Stamina e chi ha già ottenuto un autorizzazione giudiziaria alla prosecuzione delle cure e l'istituzione di un comitato tecnico-scientifico per valutare il protocollo messo a punto dalla Fondazione di Davide Vannoni.
Una questione, quella dei ricorsi avanzati dai pazienti o dai loro familiari, che ha sollevato, e continua a sollevare, polemiche intorno al discusso metodo Stamina. Tra tribunali che emettono sentenze favorevoli al trattamento e altri che respingono i ricorsi, intorno all'affaire del metodo a base di staminali si è infatti innescato - a detta di esperti e addetti ai lavori, scientifici e non - un vero e proprio corto circuito giudiziario. (segue)