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Territorio: 60 anni fa l'alluvione 'dimenticata' in Costiera Amalfitana e Salerno

21 ottobre 2014 | 14.49
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E' stata la più grande tragedia italiana per vittime dovute al dissesto idrogeologico dopo il Vajont, e ancora oggi ci sono zone rosse a rischio molto elevato

Territorio: 60 anni fa l'alluvione 'dimenticata' in Costiera Amalfitana e Salerno

La più grande tragedia italiana per vittime dovute al dissesto idrogeologico dopo il Vajont: costò la vita a 318 persone, fece 250 feriti e in più di 5.000 rimasero senza casa. Eppure, è una "alluvione dimenticata", quella che il 25 ottobre del 1954 colpì duramente la Costiera Amalfitana e Salerno. A 60 anni da quel tragico evento, il presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania Francesco Peduto, sottolinea come "ancora oggi forse questa tragedia viene considerata di serie C ed invece cambiò la vita di molti paesi".

Il 25 ottobre del 1954 l’alluvione colpì Vietri sul Mare, Cava dei Tirreni, Salerno, Maiori , Minori, Tramonti. Le devastazioni furono immense con frane, voragini, ponti crollati, strade e ferrovie distrutte in più punti. La zona più colpita fu quella della costiera amalfitana, fino alla città di Salerno. Una frana spazzò via il villaggio di Molina. A Maiori c’è oggi una lapide che ricorda le 37 vittime del posto.

E a 60 anni di distanza, denuncia Peduto, ancora oggi “in tante aree permangono elementi di rischio, tant'è che sulle mappe dell’autorità di bacino competente, sono riportate come zone rosse a rischio R4 molto elevato”.

I geologi non vogliono dimenticare e lo faranno il 24 ottobre con la convention "Salerno 1954 : l’alluvione dimenticata tra memoria, scienza e stato della prevenzione" e il 25 ottobre mattina, con i sopravvissuti, ritorneranno sui luoghi colpiti dall’alluvione 60 anni fa. A Vietri sul Mare una straordinaria mostra ricorderà quei momenti e chi purtroppo perse la vita.

“A distanza di 60 anni ci soffermeremo sul rischio idrogeologico, sulla sua prevenzione e soprattutto sulle cose che non vanno – continua Francesco Peduto - su ciò che è stato fatto e su quanto resta ancora da fare; a tal fine sono stati invitati i principali "attori" istituzionali, politici, scienziati e funzionari pubblici, impegnati ai diversi livelli nello studio e nell'implementazione delle possibili soluzioni finalizzate alla mitigazione del rischio idrogeologico”.

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