Mezzo secolo da rabdomante. Cantautore, romanziere, intellettuale e fine cultore delle tradizioni popolari e della mitologia, il 14 dicembre Vinicio Capossela compirà 50 anni.
Nato ad Hannover nel 1965 da genitori di Calitri, Irpinia, il cantautore 'senza requie' trascorre l'infanzia in Emilia, dove si barcamena tra studi universitari balbettanti - si iscrive a Economia e Commercio - e ingaggi da pianobar. Al Tenco del 1989 viene 'scoperto' da Francesco Guccini e nel 1990 debutta con l'album 'All'una e trentacinque circa', Targa Tenco come migliore opera prima.
Nella composizione dei primi dischi Capossela si rifà all'epica beat e ai maledetti americani Bukowski e Waits, regalando al pubblico ballate al sapor di sigaretta mescolate con pezzi dal gusto meridionale come 'Il ballo di San Vito' (1996), tarantella il cui nome prende spunto dalla malattia nota come Corea di Sydenham e dalla 'danza delle spade', la pizzica a scherma salentina. Il brano è il simbolo di una delle principali caratteristiche di Capossela, l'assenza di radici, che lo ha portato a girare diverse terre senza averne mai una alla quale tornare. Memorabile la versione del 1998, inserita nel disco registrato dal vivo 'Live in Volvo'.
Fra gli artisti con più riconoscimenti da parte del club Tenco (ben 4), nel 1994 il cantautore di origini irpine pubblica forse la sua canzone più popolare, 'Che coss'è l'amor'.
Nella seconda fase della sua carriera, Capossela si lascia ispirare sempre più profondamente dalla letteratura. Due esempi sono 'L'accolita dei rancorosi' (1996), che mette in musica i personaggi della 'Confraternita dell'uva' di John Fante, e 'Con una rosa' (2000), poetico brano ispirato al racconto 'L'usignolo e la rosa' di Oscar Wilde.
Nel 2004 pubblica il primo libro 'Non si muore tutte le mattine', e due anni dopo incide il suo sesto album 'Ovunque proteggi', nel quale si comincia notare l'influenza del mito sulla sua scrittura, da 'Brucia Troia' a 'SS dei naufragati'. Nel 2007 Capossela manifesta il suo amore per la poesia musicando alcuni componimenti del Buonarroti, portati ai piedi del David nello spettacolo 'Fuggite amanti amor: rime e lamentazioni per Michelangelo'.
Il 2008 è l'anno di 'Da solo', disco in cui Capossela torna nell'America delle sue prime opere spostandosi dal chiasso delle strade newyorkesi alle lande deserte e silenziose. Nel 2011 il cantautore si trasforma in vero e proprio 'filomythos' con il doppio album 'Marinai, profeti e balene', che musica episodi marinareschi di Melville e i più celebri capitoli dell'Odissea, dall'incontro col Ciclope alla prigionia di Ulisse sull'isola di Ogigia.
Dall'Odissea letteraria a quella reale, la sua passione per il mito lo porta in Grecia: nel 2012 pubblica il diario odeporico 'Tefteri' e 'Rebetiko Gymnastas', rivisitazione in chiave 'rebetika' di alcuni dei suoi successi; libro e disco che formano un trittico con il docu-film 'Indebito', girato nel 2013 in collaborazione con Andrea Segre. Dalla basetta lunga e la mosca alla barba nera e folta, negli Capossela cambia look e si pone oggi come una personalità sui generis all'interno del cantautorato italiano. Personalità che spesso elude i confini di genere e si cimenta in altre forme artistiche: nel 2015 arriva in finale al premio Strega con il romanzo dedicato all'Irpinia 'Il paese dei Coppoloni', che a fine gennaio diventerà un film.
Dei suoi 50 anni, finora Capossela ne ha passati 25 sul palco e sta girando l'Europa con il tour celebrativo 'Qu'Art de Siècle', che passerà anche da Milano, Venezia, Roma. L'appuntamento da non perdere è però il consueto concerto di fine anno che si terrà al Vidia Club di Cesena il 28 dicembre.
