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Cinema: Michael B. Jordan, 'Rabbia e frustrazione per Oscar Grant'

06 marzo 2014 | 18.56
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Roma, 6 mar. (Adnkronos/Cinematografo.it) - Nelle prime ore del 2009, mentre erano ancora in corso le celebrazioni di capodanno, un giovane uomo di colore veniva ucciso da un poliziotto di servizio in una stazione metropolitana di Oakland. Oscar Grant aveva 22 anni, una compagna e una figlia. Era stato fermato perché coinvolto in una rissa scoppiata in un vagone della metro. Lui e la fidanzata stavano tornando a casa, ma il destino per loro aveva scelto una fermata diversa.

Una brutta storia che il film d'esordio di Ryan Coogler, 'Fruitvale Station' (dal nome della stazione teatro della tragedia), ricostruisce con fedeltà e autentica partecipazione. Riviviamo le ultime 24 ore di Oscar, tra gli screzi con la compagna e i giochi con la figlia; le sue speranze, la voglia di rimettersi in carreggiata, di lasciarsi alle spalle i problemi con il lavoro (che ha perso) e con la giustizia (aveva scontato una condanna per spaccio); il suo innato buon umore, il desiderio di festeggiare il compleanno dell'amata madre, e poi, insieme alla compagna e agli amici, il capodanno, l'ultimo.

Girato in 20 giorni, nei luoghi reali della vicenda, con una sola macchina da presa e un budget di 900 mila euro (grazie al sostegno del Sundance Labs e la Significant productions di Forest Whitaker), il film, che verrà distribuito in Italia dalla neonata Wider a partire dal 13 marzo, è ben diretto (miglior opera prima di Un Certain regard, Cannes 2013) e toccante, e s'inserisce a pieno nel filone "black" del recente cinema americano (Django, The Butler, 12 anni schiavo).

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