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I Berliner a Santa Cecilia, l'orchestra torna a Roma dopo 17 anni

13 ottobre 2021 | 14.26
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Sul podio dell'Auditorium il loro direttore musicale Kirill Petrenko

Kirill Petrenko e i Berliner Philharmoniker (foto Stephan Rabold)
Kirill Petrenko e i Berliner Philharmoniker (foto Stephan Rabold)

Dopo 17 anni tornano a Roma i Berliner Philarmoniker. Considerati l'orchestra più prestigiosa al mondo, i Berliner, guidati dal loro direttore musicale Kirill Petrenko, si esibiranno nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica il 21 novembre alle 21, nell'ambito della Stagione sinfonica dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che con la compagine tedesca ha un particolare legame. Non a caso stasera, con repliche venerdì 15 e sabato 16, Petrenko sarà alla guida dell'orchestra ceciliana per un concerto che impagina musiche di Mendelssohn, Brahms e Debussy.

Il concerto segna la tappa conclusiva della tournée europea dei Berliner e vuole essere un messaggio di solidarietà, speranza e fratellanza in ricordo di tutte le vittime della pandemia. "Quando lo scorso anno la pandemia ha raggiunto l’Europa, l‘Italia fu colpita per prima, e molto duramente. Nessuno dimenticherà le numerose vittime. Come segno di solidarietà europea, per la Germania è stato naturale mettere i propri ospedali a disposizione anche dei pazienti italiani. Le immagini di Bergamo, e anche quelle delle cittadine e dei cittadini italiani che sui loro balconi e nei loro salotti suonavano manifestando così la loro fiducia nel futuro, rimarranno indelebilmente impresse nella nostra memoria. La Germania e l’Italia, in qualità di paesi fondatori della comunità europea, sono stati determinanti per l’integrazione europea. E anche oggi questi due paesi sentono una particolare responsabilità nei confronti dell’Europa", ha dichiarato l’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania Viktor Elbling.

"Con questo concerto vogliamo dimostrare il nostro profondo legame con l’Italia. In qualità di Ambasciatori musicali della Germania, i Berliner si esibiscono sotto la direzione di Kirill Petrenko in ricordo delle vittime della pandemia e come segno di speranza per un futuro sempre più positivo per la vita culturale europea. Soltanto lavorando insieme saremo in grado di elaborare il lutto per le vittime e rimettere al centro della società la cultura", dice la Sovrintendente dei Berliner Andrea Zietzschmann, mentre Michele dall’Ongaro, Presidente-Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, afferma: "Il ritorno dei Berliner dopo diciassette anni di assenza è una grande notizia, non solo per Roma, ma per il nostro Paese. L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è orgogliosa di partecipare a questo evento ospitando in Auditorium la grande compagine tedesca e un maestro come Kirill Petrenko che ha appena calcato il nostro palcoscenico insieme alla nostra Orchestra. Siamo certi che la musica sia il miglior veicolo per testimoniare la solidarietà e l’amicizia tra i nostri popoli e mandare un convinto messaggio di speranza per il futuro".

"La Fondazione Romaeuropa è felice di collaborare con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia alla realizzazione di uno degli eventi più prestigiosi della stagione concertistica internazionale. L’esibizione dei Berliner Philharmoniker diretti dal maestro Kirill Petrenko avverrà, anche grazie alla Fondazione Musica per Roma, a coronamento del Gran Finale della XXXVI edizione del Festival che vedrà protagonista, tra gli altri, nella stessa Sala Santa Cecilia e proprio in corealizzazione con Musica per Roma, l’Ensemble Intercontemporain in una prima nazionale con composizioni di Steve Reich che includono il nuovo brano realizzato per il film di Gerhard Richter", conclude il Direttore Generale e Artistico della Fondazione Romaeuropa Fabrizio Grifasi.

Le musiche in programma coprono un arco di temporale di più di un secolo. In apertura l’approccio romantico di Felix Mendelssohn che con la Sinfonia n. 3 “Scozzese” ripercorre le suggestioni di un viaggio a Edimburgo sulle orme di vestigia storiche legate a Maria Stuarda, ‘diario musicale’ concluso nel 1842, anno in cui il compositore conclude la Sinfonia dedicandola alla regina Vittoria. Tutt’altro clima nella Sinfonia n. 10 che Dmitri Šostakovič scrive nel 1953 pochi mesi dopo la morte di Stalin, nella quale egli ripercorre il tormento dei lunghi anni di dittatura. Circa otto anni separano questa sinfonia dalla Nona, e tale stacco cronologico si riflette anche nel mutato clima sonoro dell'opera, segnata da un linguaggio tormentato, ricco di chiaroscuri e di amara ironia.

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