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Il regista Pisano: "La banda della Uno Bianca rivela un mondo alla rovescia"

24 giugno 2021 | 17.44
LETTURA: 4 minuti

Claudio Pisano sul set de 'La banda della Uno Bianca'
Claudio Pisano sul set de 'La banda della Uno Bianca'

"La mia regia de ‘La banda della Uno Bianca’ è stata tutta pensata per evidenziare l’aspetto più inquietante dei fatti criminosi che hanno insanguinato l’Emilia-Romagna e le Marche tra l’87 e il ‘94: il mondo capovolto che si manifesta di continuo nella trama degli eventi e nelle vite di tutti i soggetti coinvolti". Claudio Pisano, regista della docuserie in due puntate ‘La banda della Uno Bianca’ in onda stasera e domani su History Channel (canale 407 di Sky) racconta all’AdnKronos cosa abbia colpito maggiormente la sua attenzione in questa guerra tra poliziotti-delinquenti e poliziotti lunga sette anni e cosa quindi abbia ispirato di conseguenza le sue scelte di regia.

"Più studiavo tutta la vicenda nel dettaglio – dice Pisano - più emergeva un mondo alla rovescia, non solo quello più macroscopico dei poliziotti che erano nel contempo autori di crimini e omicidi, ma anche il mondo di chi con una mano scriveva sulla carta lettere d’amore di grande romanticismo e con l’altra ammazzava sull’asfalto, come è stato il caso di Fabio Savi", l’unico che non faceva parte delle forze dell’ordine rispetto ai suoi fratelli Alberto e Roberto, e anche rispetto agli altri membri della banda, Pietro Gugliotta e Marino Occhipinti entrambi poliziotti. Quello stesso Fabio Savi, i cui modi gentili e galanti avevano così profondamente coinvolto Eva Mikula, sedicenne alle prese con una vita difficile tra povertà e violenza, da indurla a seguirlo a Roma, lasciando l’Ungheria.

E’ sempre questa realtà capovolta il fil rouge della docuserie e sempre in funzione di questo aspetto disorientante Pisano ha deciso di usare una tecnica visiva particolare e musiche dissonanti rispetto al dramma della vicenda: "Proprio per far passare il mondo alla rovescia che ho percepito la serie è stata girata letteralmente alla rovescia. Tutte le sequenze in cui arrivava la Uno Bianca sono state girate con un tecnicismo che mi ha permesso di far ruotare di 360 gradi l’inquadratura. E così le immagini che riguardano la Uno Bianca spesso sono a testa in giù: il mondo si capovolge mentre corre la Uno Bianca".

E anche la musica, come sottolineato, assolve lo stesso compito: "Nonostante si tratti di un dramma, tutto è stato connotato da musiche che contrastano quelle emozioni di sofferenza e crudeltà, come un ribaltamento emotivo. Ecco perché fanno da colonna sonora a certe scene molto drammatiche hit di quel periodo come ‘Sweet dreams’ degli Eurythmics e ‘November Rain’ dei Guns n roses. O ancora, mentre va in scena l’attentato alla Coop di Rimini Celle, quando viene uccisa una guardia giurata e ferita da 7 pallettoni di fucile una bambina (che nella docuserie, ormai adulta e sopravvissuta con quei 7 pallini incastonati nelle ossa, sarà intervistata) il sottofondo musicale è quello di ‘Jingle bells’, l’allegra canzone di Natale. E questo – spiega Pisano - perché lei indossava i vestiti che le erano stati regalati per questa festività e immaginando anche la musica in radio ascoltata da chi stava per compiere quelle efferatezze".

E poi un’ultima triste presa d’atto di questa vicenda alla rovescia Pisano la condivide mettendo a fuoco tre punti: "Il pm che è riuscito davvero a prendere i componenti della banda della Uno bianca, dopo non si sa quanti tentativi e illusorie catture, Daniele Paci, è stato paradossalmente ammonito dal Csm, anziché ricevere un encomio per aver assolto al suo dovere ed essere riuscito a risolvere un caso che nessuno era riuscito a risolvere in molti anni. Per i poliziotti che hanno coadiuvato il suo lavoro Luciano Baglioni e Pietro Costanza nessun avanzamento di carriera e solo un encomio. Eva Mikula, picchiata e minacciata per quasi un anno da Fabio Savi e dalla banda per timore che potesse parlare, è stata l’unica ad essere oggetto di ben 7 processi penali, mentre nessun processo si è aperto per le mogli di tutti altri della banda, tenendo conto poi che Eva Mikula è stata determinante per la cattura di tutto il gruppo". Una storia alla rovescia da cima a fondo nella quale è alla rovescia anche la percezione degli atti violenti compiuti di cui la banda "sembrava addirittura sentirsi fiera".

Eva, che ad oggi ha 55 anni, è il filo conduttore della seconda e ultima puntata di domani, mentre la testimonianza di Fabio Savi non è nella docuserie perché non gli è stato possibile prendere parte alla serie come soggetto intervistato. Per lui, come per i suoi fratelli, si avvicinano ora i 30 anni di ergastolo dopo i quali spesso in Italia scatta la libertà condizionata. Cosa succederà?

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