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Tv: la guerra in Afghanistan in 'Hell and back again', domani su Sky Tg24

17 giugno 2015 | 16.56
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Una scena dal doc 'Hell and back again'
Una scena dal doc 'Hell and back again'

Domani, in occasione del secondo anniversario del ritiro delle truppe Nato dall’Afghanistan, Sky Tg24 propone il documentario candidato agli Oscar 2012 'Hell and back again', Premio della Giuria al Sundance Film Festival e che ricevuto numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, in onda alle 21,10 sul Canale 27 del digitale terrestre.

'Hell and Back Again' racconta la guerra quotidiana del marine Nathan Harris, sergente comandante sul fronte afghano poi reduce e invalido a casa, nel North Carolina. Come i protagonisti di 'The Hurt Locker' e 'American Sniper', anche Nathan Harris lotta su due fronti, quello Afgano e quello domestico.

Il 25enne sergente dei Marines è al comando del 2° plotone della Compagnia Echo, inviata nel sud dell’Afghanistan nell’estate del 2009 per una missione speciale dietro le linee nemiche. Per sei mesi guiderà il plotone nelle incursioni e negli assalti alle roccaforti talebane, fino a che, gravemente ferito in un’imboscata, verrà rimpatriato.

L’esperienza del ritorno a casa, tra i dolori della riabilitazione e i disagi del reinserimento nella società civile, si rivelerà quasi più drammatica della guerra. L’amore della moglie Ashley, sempre al suo fianco con pazienza e comprensione immense, riuscirà forse a lenire qualche ferita.

Il documentario, quasi un film, basato su fatti reali, è la pionieristica opera prima del fotoreporter di guerra Danfung Dannis, che ha effettuato tutte le riprese esclusivamente con una reflex digitale, in full HD. La narrazione è caratterizzata dall’intersecarsi delle vivide immagini del fronte con quelle ugualmente crude in North Carolina, quasi seguendo il ritmo dei differenti stati d’animo del protagonista, ed è ulteriormente valorizzata da un uso curatissimo degli effetti sonori.

"Non potrò più tornare a combattere lì, nell’unico posto in cui vorrei trovarmi ora". Le tristi e lucide parole conclusive del sergente Harris rappresentano il dramma di un’intera generazione di marines, che lotta per trovare un’identità in un'America sempre più indifferente alle loro sorti.

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