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Musica, Manfred Eicher: "I grandi talenti si scoprono per caso"

20 settembre 2015 | 14.55
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Manfred Eicher (foto di Richard Schroeder /Ecm Records)
Manfred Eicher (foto di Richard Schroeder /Ecm Records)

"Guidavo da Stoccarda a Zurigo, era una notte senza stelle, e in radio trasmettevano una musica che aveva qualcosa di solitario e speciale che non avevo mai sentito. Mi sono fermato per ascoltarla, ma mi è servito un anno e mezzo per sapere che era musica di Arvo Paert". Così il musicista e produttore discografico tedesco, Manfred Eicher, fondatore della casa discografica Ecm, racconta al Prix Italia di Torino il suo incontro con la musica del compositore estone. Era il 1980, un incontro casuale "perché spesso i grandi talenti della musica si incontrano per caso. Io non vado ai festival - sottolinea Eicher - perché lì ci sono musicisti già noti e a me piace scoprirli".

In realtà Paert era già un compositore affermato, ma da quel momento inizia una collaborazione tra il musicista estone e la Ecm di Eicher che porta alla registrazione per l'etichetta tedesca delle più importanti composizioni di Paert. Per Eicher quello che conta è "il suono, la sua scultura", e vuole "registrare diversamente da come si registrava allora". Alla conferenza organizzata dal Prix Italia in collaborazione con il Torino Jazz Festival dal titolo 'Inside The Music: incontro con Manfred Eicher', il patron dell'Ecm racconta anche il record di 4 milioni di dischi di Keith Jarret venduti, una cifra enorme per la musica jazz.

Il segreto della sue registrazioni? Luoghi, come l'auditorium di Lugano, dove l'acustica è perfetta e si può lavorare senza cuffie, ottenendo una dinamica straordinaria che invece con le cuffie non si può avere. Lavorando anche con costi bassi ("da quando Ecm è nata, nel '69, abbiamo avuto pochi soldi", dice Eicher), grazie a un percorso di registrazione in cui si possa fare a meno della postproduzione. "Abbiamo pochi giorni per lavorare e registrare - dice - due o tre, e quindi è necessario che gli artisti arrivino pronti in sala di registrazione". Sulla musica digitale, infine, Eicher non ha dubbi: "Non fa per me". Per il produttore tedesco catturare il suono significa catturarne la tridimensionalità, quello che lui chiama "idea-suono", che nelle compressioni dei formati digitali inevitabilmente si perde. E poi, conclude, "a me piace anche la sensazione tattile dell'oggetto, la sua veste grafica", caratteristica delle copertine dei dischi Ecm, che nel formato 'liquido' non esistono.

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