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Raf all'AdnKronos: "I talent un tritacarne per i giovani"/Video

06 novembre 2015 | 08.04
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Raf
Raf

di Paola Lalli

Dai talent show ai social passando per gli anni Ottanta di cui è stato protagonista indiscusso. Raf, al secolo Raffaele Riefoli, racconta e si racconta all'Adnkronos. Impegnato con il tour teatrale 'Sono io', il cantautore pugliese non si sottrae e dice la sua su quei programmi televisivi che vogliono lanciare star della musica: "Da tanti anni in Italia e nel mondo esistono i talent. Se pensiamo a quelli che poi realmente sono riusciti a emergere e imporsi dopo sono davvero pochi - sottolinea Raf - Invece abbiamo assistito a una sorta di tritacarne. Chi viene eliminato subito secondo me è più fortunato. Mentre per chi va avanti e addirittura vince per poi tornare alla vita di prima, credo sia un trauma psicologico che lascia il segno".

"Io, timido e ipercritico, ne sarei uscito proprio con l'animo a pezzi. E non è quello che deve essere la musica. Perché prima di tutto per me la musica non deve essere una gara - spiega l'autore di tormentoni come 'Self Control', 'Ti pretendo', 'Cosa resterà degli anni '80' ma anche di delicate canzoni d'amore come 'Inevitabile follia' - poi il metro con cui vengono giudicati questi ragazzi è quello dell'intrattenimento televisivo. E per esperienza musica e intrattenimento televisivo, a parte l'avanspettacolo, non sono mai andati troppo d'accordo".

Come la maggior parte dei suoi colleghi Raf, che venerdì 13 novembre sarà all'Auditorium Conciliazione di Roma, è presente sui social: "Ho un rapporto di odio e la parola contrapposta non è proprio amore - ammette - In qualche modo li utilizzo perché sono cosciente di far parte di questo mondo in cui i social hanno assunto un ruolo determinante. Se fai musica come me non puoi farne a meno perché arrivi direttamente alle persone interessate. Probabilmente però quando smetterò di far musica e dischi, chiuderò anche tutti i miei social. Preferisco il rapporto concreto e reale con le persone a quello virtuale e filtrato".

Icona della musica leggera italiana, nel suo ultimo album Raf ha voluto dire qualcosa di sé per la prima volta: "Già il titolo, 'Io sono', lascia poco spazio all'interpretazione. Mi sono accorto di essere un personaggio della musica abbastanza popolare, identificabile però solo per quelle canzoni che sono diventate dei successi. Solo chi conosce bene la mia musica, conosce anche tutte le mie altre sfaccettature. Io ho fatto, in tutti questi anni, anche canzoni che non erano proprio di musica leggera all'interno di album pop. Volevo insomma fare chiarezza sul fatto che Raf non è solo la musica dei tormentoni".

Ma il fatto che la gente lo ricordi soprattutto per 'Il battito animale' o 'Sei la più bella del mondo', pesa in qualche modo? "Non mi dispiace al punto di essere frustrato. Però mi sarebbe piaciuto far conoscere a tante persone anche altre mie canzoni che magari sono state trascurate per una mancata promozione. Il meccanismo è sempre lo stesso: quando fai un disco le case discografiche ti inducono a promuovere alcune canzoni piuttosto che altre. E di solito si propende per quelle più pop, più semplici, più orecchiabili. La canzone più 'impegnata' magari, almeno nel caso di un cantante pop, è sconsigliata".

Insomma "esistono dei cliché. Quando la tua popolarità è nata nell'ambito della musica leggera, nell'affrontare temi diversi potresti non avere la credibilità necessaria. E' come se una cosa escluda l'altra". Il nuovo album secondo Raf - in cui c'è una canzone scritta insieme alla moglie Gabriella, mentre il video di Arcobaleni è stato girato dalla figlia, a dimostrazione di quanto la famiglia abbia e abbia avuto "un'importanza totale" - "è meno ricco al livello di contenuti rispetto ad altri miei lavori - sottolinea l'artista - se per contenuti intendiamo cose che escono fuori dalla love song o ballata che per me resta il punto focale della musica leggera". Però, aggiunge, "è bellissimo scrivere canzoni d'amore che in qualche modo riesci tutte le volte a declinare in modo diverso. Le storie sono quelle, si somigliano ma tu puoi declinarle diversamente in modo che diano sensazioni diverse".

Come sottolinea lo stesso cantautore, non c'è intervista in cui non gli si chieda degli anni Ottanta: cosa rimane, cosa è tornato, cosa è cambiato da allora, peggiorato o migliorato. "Quel decennio è stato rivoluzionario, sotto ogni aspetto, più di quanto avessimo capito mentre lo vivevamo. Una cosa purtroppo che è rimasta di quegli anni è l'appiattimento culturale, che allora è stato importante e anche positivo in un certo senso. Visto che venivamo dagli anni '60 e '70, troppo pieni talvolta di ideali portati all'eccesso, soprattutto per quanto riguarda i movimenti giovanili di cui anche io ho fatto parte".

"Gli anni Ottanta ci hanno fatto scoprire la bellezza anche delle cose effimere. Ma a lungo andare non trovare ragioni più profonde nella vita di tutti i giorni può creare quella decadenza che ci attanaglia - sottolinea Raf - e questo soprattutto per i giovani, adolescenti e post adolescenti, che hanno questo vuoto. Si avverte questa mancanza, non dico di impegno, ma di attenzione sociale che prima c'era".

"In quegli anni - conclude - ci è stato dato qualcosa e poi ci è stato tolto. Quindi siamo diventati più arrabbiati e scontenti. Perché non ci siamo accorti, e anche rendendosi conto di questo, non so se riusciremo a disfarci di queste gioie frivole e materiali a cui ci siamo attaccati. E questo è cominciato negli anni Ottanta".

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