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A fine marzo 1,2 mln imprese femminili, soprattutto al Centro-Sud

29 maggio 2014 | 09.47
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A fine marzo 1,2 mln imprese femminili, soprattutto al Centro-Sud

Roma, 29 mag. (Labitalia) - Diplomata o laureata, trentacinque-quarantenne, residente al Centro-Sud e fino a ieri impiegata o quadro in un'azienda, spesso casalinga. E' questo l'identikit della neo-imprenditrice che emerge dall'indagine di Unioncamere sulle 'vere' nuove imprese costituite lo scorso anno, dove per vere nuove si intendono quelle attività che non sono frutto di trasformazioni di attività esistenti, ma iniziative completamente nuove. Un esercito di 53mila imprese (il 28,6% delle iniziative totalmente aperte nel 2013) da cui traspare Il profilo di un'Italia al femminile che, con più impegno degli uomini, cerca nell'impresa un miglioramento della propria situazione lavorativa o una risposta alla perdita del lavoro.

Al 31 marzo 2014 le imprese femminili registrate erano 1.286.906, pari al 21,4% del totale delle imprese esistenti alla stessa data. Rispetto al 31 marzo del 2013, le imprese femminili hanno fatto segnare un aumento del proprio stock pari a 6.605 unità (il 55% del saldo complessivo delle imprese italiane nel periodo), corrispondente ad un tasso di crescita dello 0,51%, più del doppio del tasso relativo al totale delle imprese (0,2%).

La maggiore presenza femminile nel tessuto imprenditoriale si concentra nelle regioni Centro-meridionali, nell'ordine: il Molise (dove le imprese rosa toccano il 28,2 % del totale), la Basilicata (26,5%), l'Abruzzo (25,6%) e l'Umbria (24,5%). Sono solo quattro le regioni italiane con una quota di imprese femminili inferiore a quella nazionale, nell'ordine Trentino-Alto Adige (17,2%), Lombardia (18%), Veneto (19%) e Emilia-Romagna (19,8%). Tra le province, è Benevento con il 30,4% la 'regina' dell'imprenditoria rosa per tasso di femminilizzazione, seguita da Avellino con il 30,1%, Chieti con il 28,5% e Frosinone con il 28,4%. In coda, Trento (17,2%), Reggio Emilia (17,1%), Monza (16,4%) e Milano, fanalino di coda con il 16,3%.

In termini di incidenza percentuale, la presenza delle imprese femminili è relativamente più rilevante nelle altre attività di servizio (49,5%), della sanità e assistenza sociale (38,5%), dei servizi di alloggio e ristorazione (28,9%), dell'agricoltura (28,7%) e del complesso delle attività di noleggio, agenzie viaggi (26,9%).

Le donne, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, "sono un bacino potenziale di imprenditori a cui il Paese non può rinunciare e che, anzi, deve valorizzare". "Con interventi mirati e rafforzando il sostegno istituzionale che le Camere di commercio hanno assicurato fino ad oggi. I Comitati per l'imprenditoria femminile, all'interno delle Camere, sono centri di servizio e punti di riferimento indispensabili per le imprese femminili, per le aspiranti imprenditrici e per tutte le donne che si trovano a dovere o volere riconvertire la propria vita professionale", dice.

E' grazie a questo lavoro fatto di vicinanza, di competenza e di efficacia che, da oggi, rileva Dardanello, "i Comitati sono anche i terminali informativi del Governo, che li ha scelti quali presidi territoriali per promuovere la Sezione Speciale 'presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento Pari opportunità" del Fondo di garanzia per le pmi'', lo strumento di politica industriale recentemente attivato in favore delle imprese guidate da donne. E' un riconoscimento ad un sistema che funziona e che va ulteriormente rafforzato in tutte le sue componenti".

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