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Addio a Cesare Cavalleri, direttore di Studi cattolici e delle Edizioni Ares

Aveva 86 anni. Lo scorso 23 novembre, congedandosi dai lettori, aveva annunciato senza fronzoli e in maniera asciutta su "Avvenire" la sua morte imminente

Cesare Cavalleri
Cesare Cavalleri
28 dicembre 2022 | 19.23
LETTURA: 6 minuti

Il giornalista, scrittore e critico letterario Cesare Cavalleri, protagonista di primo piano dell'informazione e dell'editoria cattolica italiana per oltre mezzo secolo, storico direttore della rivista "Studi cattolici" e delle Edizioni Ares legate all'Opus Dei, è morto oggi a Milano all'età di 86 anni dopo una lunga malattia.

Lo scorso 23 novembre, congedandosi dai lettori, aveva annunciato senza fronzoli e in maniera asciutta su "Avvenire" la sua morte imminente con una lettera al direttore Marco Tarquinio: "i medici mi hanno graziosamente comunicato che mi restano 9 settimane di vita. Non immaginavo simile conclusione, ma prendo volentieri atto e mi tuffo nella preparazione immediata al grande salto (quella remota è iniziata, con alti e bassi, nell'adolescenza)".

La camera ardente di Cavalleri sarà allestita domani, giovedì 29 dicembre, alla Casa del Commiato di Via Antonio Gramsci 93 (Cormano - Milano): le visite saranno possibili dalle ore 10 alle 18. I funerali saranno celebrati venerdì 30 dicembre, alle ore 11, presso la Basilica di Sant'Ambrogio a Milano.

Negli anni universitari Cavalleri conobbe l’Opus Dei ed entrò a farvi parte il 23 giugno 1959 scegliendo la via del celibato apostolico come numerario. Conobbe di persona Josemaría Escrivà de Balaguer, il fondatore dell’Opera, di cui serbò un ricordo indelebile. Dal 1966 Cavalleri era alla guida di "Studi cattolici", mensile di studi e di attualità. E' stata una direzione record durata ininterrottamente sino a oggi, così come la collaborazione al quotidiano "Avvenire", su cui scrisse sin dal primo numero (4 dicembre 1968), prima come critico televisivo e poi come osservatore culturale. Nei decenni chiamò alla collaborazione con "Studi cattolici" personaggi come Joseph Ratzinger, Vittorio Messori, Maria Adelaide Raschini, Vittorio Pomilio, Gianfranco Morra e Eugenio Corti, il cui romanzo "Il cavallo rosso" (1983) divenne un long seller delle Edizioni Ares, tradotto in diverse lingue e amato dalle generazioni più giovani. Come editore era particolarmente orgoglioso proprio di aver fatto conoscere lo scrittore Eugenio Corti, di cui ha pubblicato tutta l'opera. Nel 2004 Cavalleri aveva ricevuto il Premio Internazionale Medaglia d'Oro al merito della Cultura cattolica e nel 2006 l'Ambrogino d'oro, destinato dalla Città di Milano ai cittadini benemeriti.

Nato a Treviglio (Bergamo) il 13 novembre 1936, dopo aver frequentato i Salesiani e l'Istituto tecnico commerciale di Treviglio, Cavalleri iniziò a lavorare presso la Banca Nazionale del Lavoro di Milano (1955-1959). Si iscrisse ai corsi serali di Economia e si laureò all'Università Cattolica di Milano con una tesi sui "Processi stocastici e le loro applicazioni", in cui studiò, come spesso ricordava, la frequenza del fonema zeta (zz) nei "Pensieri" di Giacomo Leopardi.

Dopo l'ingresso nell'Opus Dei, nell'autunno del 1960 Cavalleri si trasferì a Roma per collaborare alla Rui (Residenza Universitaria internazionale) inaugurata l'anno prima. Nel contempo, si diplomò in Sociologia presso l'Istituto Luigi Sturzo. È del 1961 il trasferimento a Verona, dove divenne assistente alla cattedra di Statistica del professore Luigi Vajani: iniziò quindi a collaborare alla terza pagina dell'"Arena" e fondò "Fogli. Rivista di cultura, attualità e di problemi giovanili"; di quell'esperienza, ricordava con un sorriso una polemica con il poeta Eugenio Montale a proposito del rapporto tra generazioni.

Nel 1966 prese il timone di "Studi cattolici", trasferendo la redazione da Roma a Milano. Monsignore Josemaría Escrivá de Balaguer lo invitò "a fare un discorso non confessionale in una testata confessionale". Sulla rivista Cavalleri ha praticato come critico letterario la stroncatura, da lui definita "una forma di contropotere culturale", e aprì le sue pagine a firme come Elémire Zolla, Quirino Principe e Rodolfo Quadrelli.

Cavalleri ha curato la versione ritmica del "Libro della Passione", del poeta e teologo cileno José Miguel Ibañez Langlois. Ha raccolto in volume l'intervista sul fondatore dell'Opus Dei di monsignore Alvaro del Portillo, il primo successore di Josemaría Escrivá de Balaguer. Cavalleri ha curato numerose prefazioni di opere di poesia e di saggistica, fra cui "Fede e filosofia. Il pensiero cattolico dell'Italia del dopoguerra" di Chiara Ronchetti (Mondadori-Leonardo). Una selezione antologica degli articoli di fondo pubblicati nei primi quarant'anni della sua direzione di "Studi cattolici" è stata pubblicata nel 2007 con il titolo "Editoriali".

Tra i suoi lavori più recenti, la curatela della nuova edizione del "Fumo del tempio" di Eugenio Corti (Ares 2022) e l'"Invito alla lettura del volume Per Salvatore Quasimodo" (Ares 2022).

Gli articoli di Cavalleri per "Avvenire" della rubrica "Persone & parole" sono stati raccolti in quattro volumi antologici dalle Edizioni Ares, mentre i contributi della sua critica letteraria sono confluiti nel libro "Letture", personalissimo e controcorrente canone del Novecento: Cavalleri è stato un critico letterario libero e severo, fedele alla massima di Rilke: "Bisogna attenersi al difficile" o a quella di Ezra Pound "la bellezza è difficile", come amava ripetere.

Tra gli autori prediletti di Cavalleri figurano Dino Buzzati, Thomas Stearn Eliot e Salvatore Quasimodo (di questi tre aveva incorniciato gli autografi in ufficio), Giuseppe Ungaretti (che frequentò nella casa del poeta all’Eur e da cui ebbe in dono Un grido e paesaggi), Dino Campana, Eugenio Montale (di cui difendeva il "Diario postumo"), Ennio Flaiano, Pound (cui dedicò una collana Ares), Arthur Rimbaud, Vincezo Cardarelli, Mario Pomilio (di cui elogiava il mimetismo linguistico), Giorgio Caproni (con cui avviò un intenso carteggio sulla ricerca di Dio), Alessandro Spina (considerato un maestro di stile come Cristina Campo e di cui pubblicò "Nuove storie di ufficiali" e "L'oblio"), il premio Nobel Saint John Perse. Proprio da un’intervista del 1955 di quest’ultimo trasse una delle espressioni più amate: "Alla domanda sempre riproposta: 'Perché scrive?', la risposta del Poeta sarà sempre la più breve: 'Per vivere meglio'". "Per vivere meglio" è anche il titolo della sua autobiografia in forma di conversazione con Jacopo Guerriero uscita nel 2018 per La Scuola.

Oltre alla letteratura, Cavalleri amava la moda, il Liberty e la musica in ogni sua espressione, con una speciale predilezione per Maria Callas: "Sono monotematico. Adoro Maria Callas, solo la Callas". Nella sua biblioteca si alternavano scaffali dedicati alla Sindone, alla Semiotica e all’Estetica ma anche ai Ching e al Bon Ton.

Nei suoi lunghi anni di direzione Cavalleri ha voluto che le Edizioni Ares si distinguessero per la difesa della vita, dal concepimento fino alla sua naturale conclusione, e per la promozione di un'autentica cultura cattolica, che ponesse la sua attività al di sopra delle contrapposizioni tra modernisti e tradizionalisti, tra conciliari e anticonciliari.

Con l'avanzare della malattia avviò una ristrutturazione organizzativa e gestionale della casa editrice, con l'inserimento di nuove figure manageriali e di diversi giovani, uno sviluppo iniziato dal passaggio dalla sede storica di via Stradivari alla nuova di via Santa Croce, nel cuore di Milano, e con l'apertura di nuove collane editoriali, dalla narrativa alle vite dei santi, dai Classici di spiritualità al teatro.

Da sempre interessato alle nuove forme di comunicazione, non mancava di intervenire sui social e il 13 di ogni mese, il giorno del suo compleanno, dava appuntamento ai lettori della sua pagina Facebook per una "lezione di poesia". Le sue ultime lezioni sono state dedicate a Pavese e Ungaretti.

Nel 2019 in "Sintomi di un contesto" (Mimesi) aveva raccolto le sue poesie giovanili, che si concludevano con questo "Congedo": "Se me ne sono andato, me ne vado, / è perché non ho mai smesso / neppure per un momento di amarti".

Tra i suoi libri più recenti anche "Il terrorista & il professore. Lettere dagli Anni di piombo & oltre" (Edizioni Ares, 2021), scritto con Arrigo Cavallina. Quando Cavallina, fondatore dei Pac - Proletari armati comunisti, e 'arruolatore' di Cesare Battisti, entrò in carcere, la sua vita sembrava finita. Eppure, si ricordò di lui Cavalleri, il suo vecchio professore di ragioneria che gli scrisse: "Non sei solo". Era il 16 aprile 1984. Da quella prima lettera nacque un fitto carteggio sulle domande più grandi del cuore umano e, soprattutto, una straordinaria amicizia: Cavallina iniziò così quel laboratorio interiore che lo avrebbe portato alla dissociazione politica dalla lotta armata e alla conversione. Grazie a queste lettere, ora possiamo conoscere i dettagli di questo lungo intensissimo viaggio.

(di Paolo Martini)

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