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Egitto: sit-in davanti ambasciata a Roma, 'vogliamo la verità per Giulio'

25 febbraio 2016 | 16.06
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Foto Aki
Foto Aki

Hanno chiesto la "verità" per Giulio Regeni le centinaia di persone che hanno manifestato davanti alla sede dell'ambasciata egiziana a Roma a un mese esatto dalla scomparsa al Cairo del ricercatore friulano, sul cui cadavere, ritrovato alcuni giorni dopo in un fosso, furono rinvenuti chiari segni di tortura.

Un appello forte alle autorità italiane perché non accettino verità di comodo è stato lanciato durante il sit-in, promosso dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili (Cild) e da Antigone e che ha visto la partecipazione di tante organizzazioni, da 'Parte Civile' ad Amnesty fino ad 'Articolo 21'. Tutte presenti con un messaggio chiaro: la memoria di Giulio non deve essere infangata e mai ci si accontenterà di verità di comodo sulla sua sorte.

"Sul corpo martoriato di Giulio Regeni c'è una firma, che noi di Amnesty conosciamo bene, quella dei funzionari dello Stato egiziano. Quella firma è stata lasciata su centinaia di altri uomini", ha dichiarato il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, che ha preso la parola durante la manifestazione.

"Pretendiamo verità per Giulio, per i suoi straordinari genitori e per gli amici", ha sottolineato Noury, secondo cui "per tanti anni, non solo nei confronti dell'Egitto e non solo da parte dell'Italia, si sono fatti accordi commerciali con alcuni Paesi passando sopra la questione dei diritti umani. Ora che il morto è nostro chi avrà il coraggio di continuare a fare tutto ciò?".

Gli ha fatto eco lo scrittore Erri De Luca, che ha invitato il governo italiano a pretendere chiarezza sul caso Regeni. L'Italia "non deve mettere gli accordi commerciali in primo piano - ha detto ad Aki-Adnkronos International - noi mettiamo l'economia e gli affari davanti a tutto, ma è il caso di invertire i termini".

"Stavolta - ha proseguito lo scrittore - viene prima la dignità politica e la necessità politica di conoscere la verità sulla morte di un cittadino europeo, non solo italiano. Gli affari possono anche andare al rogo".

Sulla necessità che l'omicidio Regeni non venga considerato un caso di "cronaca nera", come vogliono far credere alcune ricostruzioni diffuse dalle autorità egiziane, ha insistito il presidente di Cild, Patrizio Gonnella, evidenziando l'importanza che gli investigatori egiziani collaborino con il team italiano giunto al Cairo.

"Uno Stato forte dal punto di vista politico protegge i propri cittadini, uno debole antepone gli interessi commerciali - ha affermato Gonnella - confidiamo che non si accettino verità di comodo".

Noury ha infine sottolineato che la famiglia di Regeni è "vicina all'iniziativa e chiede di "continuare a organizzarne" per tenere i riflettori dei media accesi sul caso del ricercatore.

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