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Addio a Marenco

Arbore: "Sono sotto choc"

17 marzo 2019 | 14.55
LETTURA: 2 minuti

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Antonella Nesi

"Sono sotto choc. Sto andando a Foggia". Così Renzo Arbore trattiene con difficoltà la commozione nel parlare della scomparsa dell'amico e compagno di tante avventure radiofoniche e televisive Mario Marenco.

Per me la morte di Mario è un dolore fortissimo. Perché lui è stato un caposcuola, non riconosciuto come tale. È stato un inventore di umorismo mai eguagliato”, dice Arbore con la voce rotta dalle lacrime. “Marenco è stato un amico per 60 anni. Ci eravamo conosciuti a Napoli – racconta Arbore all’Adnkronos - poi quando ci trasferimmo a Roma diventammo parte della stessa comitiva. Lui all’epoca era fidanzato con una giovanissima e bellissima Laura Antonelli ed era un uomo assolutamente geniale ed originale, inimitabile, non catalogabile. La sua potenza era proprio quella di non essere mai convenzionale. Quindi quando mettemmo insieme la squadra di ‘Alto Gradimento’ fu naturale che ne facesse parte. Aveva un’intelligenza fuori dal comune anche come architetto e designer. Ed era, come pochi altri, tipo Riccardo Pazzaglia, di una modestia disarmante”. “Con Boncompagni ed altri amici come Frassica, abbiamo sempre ritenuto Mario il numero uno dell’umorismo italiano di tutti i tempi. Lo dico senza timore di essere smentito, con la mia esperienza e la mia passione per l’intrattenimento. Era un fuoriclasse. Con le sue parodie ha fatto delle invenzioni straordinarie. E spero che gliene verrà dato atto”, aggiunge Arbore.

Oltre ad ‘Alto gradimento’, Arbore e Marenco hanno condiviso ‘L’altra domenica’, ‘Indietro tutta’, più recentemente ‘Meno siamo meglio stiamo’ e due film. “Abbiamo passato stagioni di risate impagabili. Quando c’era lui uscivano fuori cose stupende, poi con me e Boncompagni che lo stimolavano dava il meglio. Ogni tanto ci dovevamo interrompere tanto erano le risate. Una volta caddi perfino per terra”, prosegue Arbore. “Ci faceva anche degli scherzi ma una volta ci vendicammo e gli facemmo credere di chiamarlo da un programma radiofonico notturno che si chiamava ‘Svegliati e vinci’: lo chiamavano alle tre del mattino e, per una volta, fu lui a cascarci in pieno. Mi mancherà tantissimo”, conclude Arbore.

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