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Doping: Armstrong, se tornassi al 1995 lo rifarei

26 gennaio 2015 | 20.07
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L'ex corridore texano torna sullo scandalo che lo ha travolto e ammette che "nel momento imperfetto" del ciclismo della sua epoca ricadrebbe negli stessi errori. Poi aggiunge: "Il mondo è pronto per perdonarmi? Egoisticamente direi di sì, ci stiamo avvicinando a quel momento"

L'ex ciclista statunitense Lance Armstrong (Infophoto) - INFOPHOTO
L'ex ciclista statunitense Lance Armstrong (Infophoto) - INFOPHOTO

"Probabilmente lo rifarei". Lance Armstrong si esprime così sullo scandalo doping che lo ha travolto e ammette che nel "momento imperfetto" del ciclismo della sua epoca finirebbe per ricadere negli stessi errori. Il 43enne texano è stato radiato a vita e il suo nome è stato cancellato dall'albo d'oro del Tour de France, la celebre corsa francese da lui vinta 7 volte. L'ex corridore, al centro dell'inchiesta dell'agenzia statunitense (Usada) sul doping di squadra all'Us Postal, ha confessato di avere fatto ricorso a sostanze vietate in un'intervista shock con Oprah Winfrey del gennaio 2013.

A distanza di due anni, Armstrong torna sullo scandalo che ha cambiato il mondo del ciclismo: "Nel 2015 non lo rifarei perché non penso che ce ne sia bisogno. Ma se tornassi al 1995, quando il doping era diffuso, probabilmente sì", ammette nell'intervista video rilasciata alla Bbc e registrata nella sua casa in Texas. L'inchiesta dell'Usada ha innescato un vero e proprio effetto domino.

Dopo Armstrong, tanti altri ciclisti hanno ammesso di avere fatto ricorso al doping. "La mia, quella della mia squadra e dell'intero plotone è stata una decisione sbagliata in un momento imperfetto, ma è successo. E io so anche quello che poi è successo allo sport, ho visto la sua crescita", dice ancora Armstrong.

Il texano spiega di vivere la propria vita dopo lo scandalo "a dieci all'ora, non più a cento". E a chi domanda se dal suo punto di vista il mondo ora è pronto ad accettare un suo ritorno alla vita pubblica risponde: "Egoisticamente direi di sì, ci stiamo avvicinando a quel momento". L'ex corridore ammette di essersi comportato male "con una dozzina di persone" nel corso della sua carriera. Fra i suoi 'nemici' dell'epoca c'era anche l'italiano Filippo Simeoni, che testimoniò al processo contro il medico Michele Ferrari.

Armstrong lo definì un "mentitore assoluto" e gli negò la vittoria nella tappa italiana del Tour 2005. "Vorrei cambiare l'uomo che ha fatto quelle cose, il modo in cui ha trattato le persone senza riuscire a smettere di combattere. E' stato inaccettabile, imperdonabile", dice ora lo statunitense. Per quanto riguarda i 7 titoli al Tour che gli sono stati revocati, Armstrong sostiene che andrebbero riassegnati: "Io credo che dovrebbe esserci un vincitore e lo sto dicendo come semplice appassionato".

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