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Arte, Innocenzo Odescalchi, un principe alla Fornace del Canova

18 giugno 2022 | 19.43
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Si intitola 'Oltre' la mostra concepita per lo spazio romano che vede allestita per l'occasione un immensa 'scultura' raffigurante Lucifero alla ricerca, invano, della propria salvezza e della propria redenzione

Innocenzo Odescalchi alla Fornace del Canova dinanzi al suo Lucifero incatenato
Innocenzo Odescalchi alla Fornace del Canova dinanzi al suo Lucifero incatenato

Principe e scultore, intellettuale e pittore discendente di papi e cardinali , Innocenzo Odescalchi ha scelto l'arte per esorcizzare fantasmi senza alcun condizionamento ideologico. Ha scelto di esporre le proprie opere alla Fornace del Canova, uno spazio inedito nel cuore della Roma antica, a pochi passi da piazza di Spagna, di fronte all'ex ospedale San Giacomo. Installazioni espressamente create per l'occasione, per una personale ('Oltre', aperta al pubblico fino al 30 giugno) che vede protagonista un Lucifero alla ricerca del proprio riscatto. "Lucifero vuole redimersi, cerca la propria salvezza dopo essere stato all'inferno - ha raccontato all'Adnkronos Innocenzo Odescalchi - Cerca di dimenarsi, di muoversi, ma è incatenato a testa in giù. Cerca disperatamente una fonte d'acqua, ma trova invece una pozza di petrolio, combustibile infiammabile. Una situazione forse peggiore dalla quale tenta di fuggire".

Un omaggio, la sua personale 'romana' anche alle celebrazioni del Canova (morto a Venezia il 13 ottobre 1822), in quello stesso luogo dove l'immenso artista 'forgiava' i suoi capolavori, un ambiente che Innocenzo Odescalchi definisce 'mefistofelico e un tempo surriscaldato'. Un dedica alla porta della Basilica di Santa Gloriosa dei Frari a Venezia, dove si trova il cuore di Canova e poi l'immensa Gorgone, personaggio mitologico che, con il suo sguardo, era in grado di pietrificare chiunque avesse osato guardarla.

"In fondo non è altro che la vita che si trasforma in arte - ha proseguito Innocenzo Odescalchi - E' un mostro, ma affascinante, basta non guardarlo negli occhi. In fondo questa opera voleva anche essere un omaggio all'aspetto materico del luogo. E' quello che amo nel mio lavoro - ha proseguito Innocenzo Odescalchi - creare stratificazioni con i vari materiali utilizzati anche nella pittura, la cera, per esempio, i pigmenti. La materia si compone e si scompone, si isolano e si rimuovono strati, si creano nuovi spazi in un'ideale mappatura dell'arte e della coscienza, sempre in conflitto, per chi ha la fortuna e la ventura di vivere a Roma, tra passato e presente, angoscia e beatitudine".

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