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Professioni: Censis-Adepp, passione e fiducia per futuro contro crisi

11 dicembre 2014 | 15.37
LETTURA: 4 minuti

La ricerca sul settore presentata oggi a Roma.

 - Sandra Cunningham
- Sandra Cunningham

Professionisti grande risorsa del paese. Pur subendo i colpi della crisi, dell’eccessiva tassazione, dei ritardati pagamenti, di inutili adempimenti, i liberi professionisti italiani mostrano passione per il proprio mestiere e fiducia verso il futuro.

E' quanto emerge dall’indagine Adepp-Censis 'Le professioni in Italia: una ricchezza per l’Europa', presentata oggi a Roma. Questo 'carattere' dei professionisti, secondo la ricerca, "deriva in gran parte dalle capacità acquisite in lunghi percorsi formativi". "E’ noto come la qualità del capitale umano -si sottolinea- sia fondamentale per tornare a svilupparsi e i professionisti italiani hanno, più di ogni altra categoria, conoscenza e competenza visto che il 25% ha conseguito un dottorato o una specializzazione e un ulteriore 46,5% una laurea".

Intraprendenti, ma solitari. Perché si diventa professionisti? Per il 53,1% si tratta di una vera passione, di una vocazione personale, talvolta una missione. Il 29% dichiara addirittura che è la realizzazione di un desiderio a lungo maturato. Vale certamente l’autonomia come spinta a intraprendere un lavoro che comporta molte responsabilità e incertezze, motivazione importante per il 33,9% degli intervistati.

Meno incidenza hanno le aspettative di guadagno, dichiarate solo dal 10,1%. L’indagine sfata, inoltre, un luogo comune che ha condizionato a lungo la regolamentazione delle professioni: solo il 4,1% è subentrato nella gestione di uno studio familiare. La quasi totalità, quindi, sono imprenditori di se stessi e con le proprie capacità hanno intrapreso la loro carriera.

L’iper-competizione, però, condiziona anche il lavoro professionale; essere un’impresa 'troppo' personale può costituire un limite. La collaborazione è ancora troppo poco diffusa in Italia, tanto che i professionisti che operano in associazione sono solo il 12,9%, e gli studi che associano competenze diverse raggiungono la quota appena superiore del 18,2%. La piccola dimensione e la personalità del titolare porta il più delle volte a radicarsi e affermarsi nella realtà locale: infatti, per l’84,9% il mercato di riferimento è esclusivamente cittadino o regionale, per il 12,3% nazionale.

Ciò per molte professioni (pensiamo a quelle medico-infermieristiche) è però giustificato dal tipo di prestazione che per il 56,2% è di tipo specialistico, per il 39% copre l’area di riferimento a 360 gradi, mentre solo il 4,8% degli studi ha caratteristiche multi specialistiche.

I liberi professionisti costituiscono un comparto fondamentale per il contributo che danno al Pil e all’occupazione: ben il 38,4% è anche un datore di lavoro. La lunga recessione ha avuto un effetto devastante sui redditi di questo comparto: per ben il 44,2% degli intervistati si è registrata negli ultimi due anni una forte contrazione del fatturato, che ha raggiunto la percentuale record del 62,7% per chi esercita una professione tecnica.

Un impatto minore si è, al contrario, verificato per le professioni sanitarie, dove il calo del volume d’affari ha riguardato il 31,1% degli intervistati. Alle difficili condizioni di mercato vanno poi ad aggiungersi altri fattori negativi come l’eccesso di burocrazia e tasse denunciato dal 62% dei professionisti, i ritardati pagamenti della Pa (45,4%), la concorrenza di chi esercita abusivamente o in nero (26,6%).

Secondo la ricerca Censis-Adepp, valorizzando il lavoro professionale l’Italia ci guadagna e può ritrovare la spinta a ripartire. La situazione attuale anche per i professionisti è molto critica (16,9%) o abbastanza critica (35,2%); in totale, quindi, il 52,1% si sente in difficoltà da un punto di vista lavorativo.

Ma non si è persa la fiducia e nel medio periodo (a cinque anni) il 43,9% confida che la propria situazione potrà migliorare, mentre un 23,1% ritiene che peggiorerà ulteriormente. Tra gli under 40 anni, sono la maggioranza (54,1%) a ritenere che il futuro sarà migliore del presente.

Fra i problemi più sentiti, i professionisti sollevano il tema della scarsa copertura di fronte ai rischi di interruzione della propria attività a causa di malattie, maternità o assistenza a parenti bisognosi. Ben il 23,1% negli ultimi cinque anni ha dovuto fronteggiare un tale problema, e tra le professioniste la percentuale sale al 35,8%.

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