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Centrafrica: Unhcr, sicurezza a rischio per oltre 15mila civili

25 febbraio 2014 | 16.36
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Nella Repubblica Centrafricana al momento oltre 15mila persone in 18 località del nordovest e del sudovest del Paese sono circondate e minacciate dall'attività di gruppi armati. È quanto risulta dall'attività di monitoraggio del Gruppo Protezione coordinato dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). "Il rischio di essere attaccate, per queste persone - si legge in un comunicato - è molto alto e sono quantomai necessarie migliori misure di sicurezza. L'ondata di violenza ha colpito tutte le comunità del Paese, ma la maggior parte delle persone coinvolte è di religione musulmana e minacciata dai miliziani anti-Balaka. Particolarmente preoccupante è la situazione nel quartiere PK12 della capitale Bangui e nelle città di Boda, Bouar e Bossangoa".

"La popolazione civile - si legge ancora nel comunicato - dallo scorso settembre viene presa di mira sulla base delle loro credenze religiose. Ciò riguarda sia le comunità cristiane che quelle musulmane. A Paoua e in alcune aree di Bangui le comunità continuano a vivere e lavorare insieme, ma le violenze stanno diventando sempre più frequenti". L'Agenzia Onu per i Rifugiati ribadisce "il proprio appello a tutti i gruppi armati perché pongano fine agli attacchi indiscriminati nei confronti della popolazione civile ed invita inoltre al dispiegamento di ulteriori contingenti internazionali, dato che la loro dimensione attuale è decisamente inadeguata in rapporto alla grandezza del paese e alla portata della crisi".

"Il nuovo governo della Repubblica Centrafricana ha urgentemente bisogno di sostegno per intraprendere efficacemente attività mirate al rispetto della legge come il dispiegamento di forze di polizia e il ripristino di un sistema giudiziario che metta fine alle impunità. Le milizie armate devono essere disarmate, smobilitate e, quando possibile, reintegrate nella società. È inoltre necessario - conclude il comunicato - un rapido intervento per lo sviluppo del Paese, in modo che le persone sfollate possano recuperare un ambiente più stabile e che la vita economica e sociale possa tornare alla normalità".

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