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Cersaie: per il cotto la cerimonia del fuoco all'Antica Fornace Carraro

01 ottobre 2015 | 18.15
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Niente computer e neanche un sito internet per l’Antica Fornace Carraro di Arzerello di Piove di Sacco (Padova), dove il cotto si fa ancora come una volta, con tanto di ancestrale cerimonia di benedizione del fuoco. Una tradizione millenaria testimoniata al Cersaie di Bologna da Silvia Carraro, titolare dell'azienda nata 200 anni fa, dove la tecnologia è ancora quella utilizzata dagli antichi romani.

"Noi produciamo un cotto fatto esclusivamente a mano, essiccato al sole durante l'estate e cotto in autunno in un antico forno a legna - spiega l'imprenditrice - l'inizio della cottura avviene, per tradizione, con una suggestiva cerimonia di benedizione del fuoco che faceva mio nonno e faranno i miei eredi". 

"Tutti coloro che durante l'estate hanno lavorato nell'accampamento all'aperto di 50mila metri quadrati si riuniscono nell'antico forno dove viene acceso il fuoco per una cottura che viene fatta ancora artigianalmente dal fuochista - continua - quindi tutto dipende dalle sue capacità e non dai computer". "Il nostro - precisa Carraro - è un prodotto di nicchia che vendiamo in piccole quantità in tutto il mondo, dall'Australia alla Russia, dalla Germania alla Francia, da Cipro a Israele".

"La ceramica è la figlia del cotto, e credo che cotto e ceramica debbano camminare assieme - prosegue - il cotto è la memoria storica, è il passato, è il presente e sarà il futuro, perché a differenza della ceramica che è riconoscibile nei vari periodi, dagli anni Sessanta al Duemila, il cotto ha una continuità dagli antichi Romani, passando per il Medioevo ed il Cinquecento, fino a noi che lo facciamo come allora: è sempre uguale nel tempo". 

Un'azienda diversa dalle altre, dunque, ma comunque protagonista sui mercati esteri e corteggiata anche dal mondo dell'arte. Tanto che uno dei prodotti dell'Antica Fornace Carraro è in mostra alla Biennale d'arte di Venezia, con uno scopo benefico. "La Galleria Gavin Brown's di Ney York ci ha interpellati perché l'artista Rirkrit Tiravanija, che espone stabilmente al Moma, voleva creare un'opera d'arte alla Biennale di Venezia" racconta l'imprenditrice padovana. 

Per realizzare l'opera l'artista thailandese "ci ha commissionato 14.086 mattoni, cotti da noi in fornace, con sopra la scritta 'non lavorare mai' in ideogrammi cinesi - spiega Carraro - l'opera è un messaggio contro lo sfruttamento dei lavoratori cinesi". Oltre a comporre l'installazione, i mattoni vengono venduti alla Biennale ed il ricavato va ad un ente non profit che li investirà per progetti sulla sicurezza sul lavoro e per i diritti dei lavoratori in Cina.

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