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Chiesa: Bertone, non avrei dovuto occuparmi dello Ior

19 aprile 2015 | 15.09
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È difficile, sottolinea, "rifiutare gli incarichi ai quali si è chiamati, anche se a volte si sovrappongono con pesantezza. Nella mia azione di collaboratore dei Papi ho cercato di essere fedele e di rispondere con dedizione e con spirito di obbedienza"

Il cardinale Tarcisio Bertone (Foto Infophoto)
Il cardinale Tarcisio Bertone (Foto Infophoto)

"Col senno di poi non accetterei il cumulo di tanti incarichi, per esempio quello di presidente della commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, per l’impatto di problemi che mi sono trovato ad affrontare". Lo afferma il cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato vaticano, arcivescovo dal 1991 e cardinale dal 2003 (fu nominato da Giovanni Paolo II), in un'intervista rilasciata a 'Repubblica' in occasione dei dieci anni dall'elezione al soglio Pontificio di Papa Ratzinger, di cui è stato uomo di fiducia per tutto il pontificato. "È difficile -sottolinea Bertone- rifiutare gli incarichi ai quali si è chiamati, anche se a volte si sovrappongono con pesantezza. Nella mia azione di collaboratore dei Papi ho cercato di essere fedele e di rispondere con dedizione e con spirito di obbedienza alle indicazioni dei Papi, soprattutto come segretario di Stato di Benedetto XVI e di Francesco".

Bertone parla poi delle analogie tra il pontificato di Papa Francesco e quello di Ratzinger, a suo avviso profonde: "Ho l’impressione che i nuovi stimoli che sta dando Francesco siano ancorati nelle direttrici percorse da Benedetto XVI, con una evidente diversità di carattere, con uno speciale accento personale e con il soffio che viene dalle periferie della Chiesa, luoghi nei quali si è sviluppata ed è cresciuta l’esperienza pastorale di Francesco. Alcuni superficialmente vorrebbero far passare l’idea che il papato di Benedetto XVI impersoni la Chiesa dei “no”, in cui si ripetevano le cose che non bisogna fare, mentre quello di Francesco sarebbe più la Chiesa dei “sì”. Non c’è niente di più falso".

Infine, il cardinale rivela di aver saputo "con largo anticipo, almeno sette mesi prima" dell'intenzione di Ratzinger di dimettersi ed ammette: "Non è stato per niente facile portare questo segreto".

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