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Conte: "Salvini fermo all'8 agosto"

10 settembre 2019 | 16.30
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La replica del premier al leader della Lega: "Arroganza da chi chiedeva i pieni poteri". Bagarre in aula. Incassata la fiducia alla Camera, l'esecutivo giallorosso deve ora affrontare la prova di Palazzo Madama. I numeri sembrano solidi: il pallottoliere parte da quota 170, contro i 139 no

(Foto AdnKronos)
(Foto AdnKronos)

di Sergio Amici

Una replica nella quale riprende i temi contenuti nelle dichiarazioni programmatiche e chiarisce anche la posizione del governo sulle questioni etiche che, ribadisce, riguardano il Parlamento.

Ma nella quale c'è spazio anche per una presa di posizione politica che naturalmente non può che riguardare, anche se non viene mai nominato esplicitamente, quello che da inizio agosto è stato il suo principale avversario, vale a dire Matteo Salvini, colpevole di assegnare "ad altri le proprie colpe per conservare la propria leadership, per scacciare via gli errori politici". Così le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell'Aula di palazzo Madama sembrano il sequel di quanto andato in scena il 20 agosto scorso quando si aprì la crisi di governo.

"Molti degli interventi degli esponenti delle forze di opposizione - afferma il premier- indulgono prevalentemente sul passato: vi è poi chi è rimasto fermo all'8 agosto, al momento in cui, con una certa arroganza e con scarse cognizioni di diritto costituzionale, ha ritenuto di attivare unilateralmente una crisi di governo, e questo è pienamente legittimo. Ma poi, in più, ha ritenuto, ancora, di poter unilateralmente decidere di portare il Paese alle elezioni".

"Ancor più unilateralmente poi ha deciso di portare il Paese alle elezioni e alla campagna elettorale da ministro dell'Interno. E, ancora, ha deciso, sempre unilateralmente e arbitrariamente, di concentrare definitivamente nelle proprie mani pieni poteri".

"Se questo era lo schema, il progetto, l'obiettivo, è comprensibile -rivendica il presidente del Consiglio- che tutti coloro che l'hanno ostacolato, pur nel rispetto della Costituzione e con senso di responsabilità, per evitare al Paese una grave, gravissima incertezza economica, siano diventati nemici". "Gli amici di ieri, gli interpreti del cambiamento diventano non avversari, ma nemici. Assegnare ad altri le proprie colpe -ammonisce il premier- è il più limpido, il più lineare percorso per rimanere deresponsabilizzati a vita, per non confrontarsi con le conseguenze delle proprie decisioni. È un modo certo, per quanto mi riguarda non il migliore, per conservare la propria leadership, per scacciare via gli errori politici".

"D'altra parte errare è umano, succede spesso a tutti, anche in politica: riuscire a dare agli altri la colpa dei propri errori è il modo migliore in politica per conservare la leadership di un partito", incalza.

Conte poi replica con forza a quel coro 'dignità, dignità' che in questi giorni è più volte risuonato dai banchi della Lega. "Evocate spesso, e lo ripetete, il concetto di dignità, un concetto veramente molto importante, soprattutto sul piano giuridico, perché, come si dice, è il diritto fondamentale della persona. Ma la dignità, per quanto riguarda il ruolo e le funzioni del presidente del Consiglio, non sono e non possono essere riconosciute o meno a seconda che lavori al vostro fianco o meno e sia con voi al governo".

"Ero l'alfiere degli interessi nazionali fino a ieri e oggi scopro che non lo sono mai stato. La dignità può derivare solo dal fatto di servire con disciplina, onore e con il massimo impegno, il massimo sforzo e la massima determinazione il mio Paese e gli interessi degli italiani, non altro. Poi, con calma, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, spiegherete al Paese, visto che evocate e vi legate a questo concetto, cosa ci sia di dignitoso in tutti i subitanei e repentini voltafaccia che ci sono stati in poche settimane". Conte non rinuncia comunque a entrare anche nel merito rispetto a due temi sottolineati con forza dalla Lega, vale a dire quello degli affidi familiari, con riferimento all'inchiesta di Bibbiano, e quello dell'immigrazione.

"Ovviamente il governo -spiega il presidente del Consiglio- non entra nel merito delle inchieste in corso. Per quel che riguarda la competenza del governo una misura è stata già adottata: è stata istituita presso il ministero della Giustizia una squadra speciale per la protezione dei minori. Riteniamo cioè che sia urgente un monitoraggio della legislazione vigente e un più efficace censimento degli affidi". Tuttavia il premier mette in guardia dallo strumentalizzare politicamente questo tipo di questioni: "sicuramente questo non è un tema di opposizione o di maggioranza, voglio sperare. Stiamo parlando di protezione dei minori e di misure efficaci per la protezione dei nostri figli". "Dobbiamo creare sicuramente -credo che questa sia una misura molto efficace e utile- una banca dati nazionale per gli affidi, in modo da poter incrociare i dati e rilevare eventuali anomalie già dall'incrocio dei dati".

Sull'immigrazione Conte ribadisce la necessità di affrontare il tema in un'ottica di cooperazione con l'Europa e con i Paesi dai quali originano i flussi; rivendica il diritto di proteggere i confini nazionali; afferma l'esigenza di contrastare i traffici illegali; sottolinea l'importanza di rivedere il regolamento di Dublino. Ma soprattutto invita maggioranza, opposizione e tutti i cittadini ad evitare "di concentrarsi ossessivamente sullo slogan porti aperti-porti chiusi". E sul decreto sicurezza, dopo aver ripetuto che verrà rivisto seguendo le indicazioni del Capo dello Stato, più in generale ricorda che "il nostro sistema giuridico ha un'impalcatura che sono i principi costituzionali, l'architettura sovranazionale, i trattati a cui aderiamo" Quindi "ormai è patrimonio comune che qualsiasi norma, sia interpretata in senso costituzionalmente conforme".

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