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Lavoro: continua a crescere domanda profili tecnico-ingegneristici

31 gennaio 2017 | 15.22
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Lavoro: continua a crescere domanda profili tecnico-ingegneristici

C'è sempre più richiesta per le professioni del settore tecnico-ingegneristico: sono i numeri del Centro studi del Consiglio nazionale periti industriali (Cnpi), elaborati a partire dai dati Unioncamere, sono raddoppiate in un anno le assunzioni previste per tali profili. Per questo, dicono i periti industriali, è indispensabile adeguare il modello formativo.

Nel primo trimestre del 2017, stando all’elaborazione del Centro studi Opificium sui dati Unioncamere Excelsior, sono 13.240 le assunzioni previste per le professioni tecniche in ambito informatico, ingegneristico e della produzione. Rispetto allo stesso periodo del 2016, quando le previsioni di assunzione per questo gruppo di professionalità erano 6.620, il volume è raddoppiato, confermando una tendenza già emersa a fine 2016. Cresce parallelamente però la difficoltà a reperire tali figure sul mercato: se un anno fa, il 26,2% dei profili era considerato di difficile reperimento, per i prossimi mesi, le aziende stimano che nel 38,8% dei casi il profilo desiderato sarà introvabile, a causa dell’inadeguata formazione e qualificazione dei candidati (20,8%) e del ridotto numero di candidati (18%).

Tra i profili di area tecnico ingegneristica più ricercati spiccavano nel 2016 al primo posto i designer (3.500 assunzioni), seguiti dai programmatori (3.180), esperti di applicazioni (2.760) tecnici della produzione (2.580). In ogni caso l’impulso all’innovazione, sia in ambito tecnologico che digitale, rappresenta uno stimolo decisivo alla crescita della domanda.

Considerando la quota di tecnici sul totale delle assunzioni previste dalle aziende, spiccano tra le aree trainanti le assunzioni, il settore dei media e della comunicazione, dove ben il 25,2% delle nuove assunzioni riguarderà profili tecnici dell’ingegneria, e quello informatico e delle telecomunicazioni (23,6%).

Anche nelle public utilities una quota significativa di nuove assunzioni è destinata ai profili di area tecnico ingegneristica (il 14,6%), così come negli ambiti del manifatturiero più innovativo - fabbricazione macchine e mezzi di trasporto, industrie farmaceutiche e chimiche, industrie elettriche ed elettroniche - dove la quota di tecnici dell’ingegneria tra i neoassunti si colloca rispettivamente al 12,6%, 13,4% e 11,2%.

Negli ultimi anni il mondo delle professioni tecniche ingegneristiche è stato interessato da una profonda evoluzione: non solo nuove aree di attività - dall’efficientamento energetico alla sicurezza, dalle certificazioni ai controlli di qualità - hanno sviluppato nuovi fabbisogni di competenze da parte delle aziende, che hanno trovato nei tecnici di area ingegneristica i profili più rispondenti, ma l’accelerazione nei processi di innovazione a tutti i livelli, e tecnologici in primis, hanno portato all’esigenza di acquisire profili sempre più specializzati, in grado di garantire alle aziende il passo dell’innovazione.

Una quota rilevante delle assunzioni di tecnici dell’ingegneria è destinata proprio ad arricchire funzioni strategiche. Ben il 38,8% delle assunzioni previste di tecnici dell’ingegneria è infatti destinato all’area progettazione, ricerca e sviluppo, il 13,1% ai sistemi informativi e il 15,9% alla produzione di beni e servizi. Ancora, ben il 9% dei tecnici dovrà occuparsi di certificazioni, in materia di qualità, ambiente e sicurezza, mentre il 7,2% di controlli di qualità e il 5,2% di logistica e distribuzione.

Appare sempre più urgente, dunque, sciogliere il nodo della formazione tecnica in Italia. A differenza del resto d’Europa, in Italia mancano percorsi adeguati a formare le professionalità che servono al mercato. “Le lauree professionalizzanti sono per noi una risposta -ha commentato il presidente del Cnpi, Giampiero Giovannetti- perché per come sono state immaginate possono a formare quei tecnici che richiede il mercato -si parla di 2milioni di opportunità occupazionali per questi profili nei prossimi 10 anni- e che spesso non si trovano a causa di un sistema formativo inadeguato. Sono certo, infatti, che questa formazione, con un buon orientamento, consentirà di riagganciare al circuito della formazione quella parte di giovani che si disperde o addirittura abbandona".

"Certo il successo dell’operazione dipenderà anche da quanto la filiera università-impresa-professioni sarà capace lavorare in sinergia. Questa è una grande occasione per il sistema formativo, è una sfida per il Paese che non possiamo permetterci di perdere”, conclude.

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