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Coronavirus, Mantovani: "Medici martiri in Cina, voglio andare a giugno"

20 febbraio 2020 | 15.01
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L'immunologo: "Non so se ci son stati ritardi ma ricordo che dei colleghi sono morti"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Non posso dire se in Cina ci sono stati ritardi e in che misura" nel dare l'allarme sul nuovo coronavirus, "non ho gli elementi per esprimere un giudizio. Voglio dire però che è bene ricordare che ci sono dei colleghi cinesi che sono morti per affrontare questo problema e che sono dei veri martiri". Ne è convinto l'immunologo Alberto Mantovani, che si dice anche "ottimista di poter tornare in Cina a giugno".

"Come Ebola non mi ha fermato in Africa - spiega oggi a Milano a margine della presentazione del progetto 'Pink Union' per la salute delle donne, lanciato dalla Fondazione Humanitas per la ricerca - conto che il coronavirus non mi fermi dal tornare in Cina e dimostrare anche così personalmente la mia vicinanza ai colleghi e amici cinesi. Io penso che si stia facendo davvero tutto il possibile e credo che davanti al rischio non dovremmo dimenticare quello che è successo in passato. Dunque il messaggio è siate preparati, succederà ancora", ribadisce. Quanto alla notizia di un'email datata 2 gennaio dalla quale sarebbe partito l'ordine ai medici di tacere sul virus, Mantovani dice: "Ho contatti con colleghi cinesi e non ho questo tipo di informazione. Non posso dire se ci sia stato" un episodio simile, "o se ci sono stati ritardi", ribadisce lo scienziato che tiene però a sottolineare il sacrificio dei camici bianchi in prima linea contro il virus.

"Ci siamo dimenticati - e mi spiace - di chi ha affrontato Ebola, del dottor Khan che ha pubblicato il lavoro su 'Science' da morto sull'identificazione del virus e sapeva quello che rischiava", elenca Mantovani riferendosi alla storia del virologo della Sierra Leone morto a 39 anni nel 2014. "Ci siamo dimenticati di Carlo Urbani", medico italiano dell'Oms morto di Sars nel 2003, dopo essere stato il primo a dare l'allarme sul focolaio originario di casi. "Nessuno lo cita più e invece dovremmo essere fieri. Dovremmo essere grati a queste persone".

Per quanto riguarda la Cina, "dal punto di vista scientifico i colleghi cinesi già a gennaio avevano identificato il virus, avevano identificato il recettore, hanno riportato i casi, la natura della malattia", puntualizza l'esperto. "Non dimentichiamo che si sono trovati in una situazione di grande, grande emergenza". Mantovani sarebbe atteso per giugno nel gigante asiatico: dovrebbe infatti intervenire "a un convegno di immunologia a Shanghai e ho detto ai colleghi cinesi che ci vado - racconta - Se non mi impediscono di volare, io ci vado".

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