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Coronavirus, turista in quarantena: "Chiusi in hotel per colpa nostra"

27 febbraio 2020 | 11.22
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Daniela Mancia racconta il suo isolamento in un albergo di Palermo con l'intera comitiva della signora risultata positiva

(Afp)
(Afp)

di Rossana Lo Castro
"Stamattina ho fatto un giro di chiamate e stiamo tutti bene. Certo non siamo felici, avremmo preferito poter trascorrere la quarantena nelle nostre case, ma qui sono tutti gentilissimi, non ci fanno mancare niente. Il direttore dell'albergo è una persona unica, eccezionale direi, così come il personale della struttura. Alla fine sono tutti confinati qui per 'colpa' nostra, non so se a Bergamo avremmo avuto lo stesso trattamento". A raccontare all'Adnkronos i giorni di isolamento all'hotel Mercure di Palermo è Daniela Mancia, la coordinatrice del gruppo di turisti bergamaschi, di cui fanno parte le tre persone risultate positive ai tamponi per il Coronavirus. Nei giorni scorsi sono andati in giro per la Sicilia, tra Cefalù, Monreale, Palermo. A visitare monumenti.

"Ci conforta il fatto che la signora ricoverata in ospedale stia bene - aggiunge -. Ieri era il suo compleanno e purtroppo lo ha dovuto trascorrere da sola. L'ho sentita, mi ha detto di essere ben accudita. Il marito è qui in hotel, anche lui non presenta sintomi, mentre la terza persona secondo quanto mi è stato riferito stamani dal medico aveva qualche linea di febbre... ma potrebbe essere lo stress".

E ancora: "Ci rassicura il fatto che questo virus sia in forma così blanda. Certo nessuno di noi pensava di doversi trovare in questa situazione. All'inizio tutti siamo rimasti sconcertati, ma non ci siamo fatti prendere dal panico". Daniela è in contatto costante con i medici e gli altri turisti in quarantena. "Non possiamo uscire dalle camere, ci sentiamo al telefono".

Le giornate dentro l'hotel in via Mariano Stabile trascorrono lente. "Il nostro doveva essere un viaggio di sei giorni, parecchio impegnativo dal punto di vista delle tappe, un tour tra i mosaici con visita anche a Bagheria e Cefalù. Nessuno di noi si è portato dietro una biblioteca. I più fortunati sono quelli che sono in coppia, hanno qualcuno con cui scambiare qualche parola. Il direttore dell'hotel ci ha fatto avere delle riviste per rendere meno pesante il soggiorno". Il telefono di Mancia squilla a ripetizione. "Tengo i contatti con i medici e poi ci sono i miei cari, ovviamente sono preoccupati ma loro sono certamente più in pericolo di me", ammette.

Pasti e biancheria vengono lasciati dietro la porta delle camere. Nessun contatto con l'esterno. "Un cuoco dell'hotel è stato messo in quarantena... poverino. Arrivano ottimi piatti, certamente non troppo pesanti visto che non possiamo fare alcun tipo di movimento e siamo costretti nelle stanze. Il personale dell'hotel li lascia fuori dalle camere e, appena si sono allontanati, noi li prendiamo. Stessa procedura per la biancheria. Il direttore dell'albergo sta provvedendo per dotarci di kit per la pulizia di camere e bagni perché ovviamente nessuno può entrare nelle nostre stanze. Davvero sono tutti gentilissimi".

A Palermo la comitiva di turisti bergamaschi è arrivata venerdì con un volo partito dall'aeroporto di Orio al Serio. Poi le tappe in città nei luoghi della Palermo arabo normanna. Lunedì mattina la situazione è precipitata. La signora risultata positiva al test del Coronavirus presentava sintomi simili a quelli descritti in tv. "Abbiamo chiesto l'intervento dei medici - racconta Mancia - e lei e il marito sono rimasti in camera, mentre noi abbiamo regolarmente proseguito il nostro tour con tappe a Bagheria e Cefalù". Nessuna preoccupazione tra i turisti, il pensiero era quello di una banale influenza. "Solo la sera abbiamo saputo che il tampone era positivo e abbiamo capito che anche per noi le cose sarebbero cambiate". Per tutto il resto del gruppo di turisti il responso del tampone è risultato negativo. "Adesso ci vuole pazienza - conclude -. Non possiamo fare altro che aspettare".

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