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Covid Lombardia, "entro 15 giorni serviranno 900 letti terapia intensiva"

05 novembre 2020 | 16.22
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Foto Afp
Foto Afp

"Le previsioni si fanno con i range. Per fine ottobre erano di 400-600 ricoveri in Terapia intensiva in Lombardia. Siamo al 5 novembre e i ricoveri sono 530 circa su 540 posti aperti in questo momento (anche adesso ne stiamo già aprendo altri). Posso dire quindi che le previsioni ci hanno preso, perché hanno sbagliato veramente di poco. La situazione ora? Ormai da una settimana viaggiamo al ritmo di 50 nuovi ricoveri al giorno, una quantità sempre uguale, una crescita lineare. Penso che stiamo vedendo l'effetto delle prime misure restrittive che erano state varate. I letti occupati aumentano perché i malati Covid restano ricoverati per un periodo lungo, da 2 a 3 settimane. E le previsioni sono che entro 12-13 giorni avremo bisogno di 900 letti" di Terapia intensiva. A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Antonio Pesenti, direttore del dipartimento di Uoc Anestesia-Rianimazione del Policlinico di Milano e coordinatore delle terapie intensive nell'Unità di crisi della Regione Lombardia per l'emergenza coronavirus.

La Regione nei giorni scorsi ha sollecitato gli ospedali ad accelerare con le aperture dei posti letto per malati Covid. "E' successo perché abbiamo cercato di mantenere il più possibile le attività sugli altri pazienti, ma il numero di malati Covid ora è così alto che si deve incidere sull'attività normale. Noi siamo entrati in quella che era stata definita la fase 4 del piano ospedaliero". Quindi "entro stasera si aprono ulteriori posti letto, succede così tutti i giorni. C'è la Fiera che continua ad aprire", anche se per il Padiglione al Portello le operazioni sono più complicate perché bisogna mettere insieme personale che arriva da ospedali diversi e che si deve rodare in una nuova organizzazione. "Quando tutto questo è stato pianificato, non ci aspettavamo un'ondata di Covid-19 così veloce".

Per Pesenti non è cambiato poi molto da marzo. Durante la prima emergenza Covid-19, ricorda lo specialista, "dal 20 febbraio al 30 marzo siamo arrivati a 1.400 posti letto di terapia intensiva occupati. Ora dall'1 ottobre al 5 novembre siamo andati da 35 a 530". Il ritmo è pesante. E se c'è una differenza rispetto a marzo scorso "è che sono tutti più stanchi. Quello che senti dire più di frequente parlando con gli operatori sanitari in prima linea è: 'Ancora? Di nuovo no'. Bisogna vedere se la gente tiene. Se sì, con il personale sanitario che abbiamo ce la possiamo fare. Oggi la situazione è difficile: saltano riposi, le ferie si possono prendere col contagocce. Di solito si fanno le medie, ma qui non contano. E' quel gruppo di persone che sopporta la parte più gravosa di tutto il sistema che conta".

Che tipo di pazienti arrivano in pronto soccorso? "Non mi occupo di triage, ma ho fatto un giro in pronto soccorso e quei 50-60 malati che ho visto sono in massima parte da ricoverare. Forse una decina potrà andare a casa. Tanti hanno il casco, quasi tutti hanno bisogno dell'ossigeno - racconta Pesenti - Ci sono anche 45-50enni. In Terapia intensiva l'età media è un po' scesa. Abbiamo anche un paziente di 34 anni, ma ne abbiamo visti di più giovani in precedenza. Mi fa impressione chi dice che tanto sono tutti poli-patologici. Che vuol dire? Fra queste malattie citate c'è anche l'ipertensione, è un problema che accomuna moltissime persone. E poi che senso hanno i distinguo per età? A me hanno insegnato a fare il medico in un altro modo".

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