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Omicron e Omicron 2: contagi bis e nuova infezione, cosa sappiamo

27 marzo 2022 | 10.09
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I risultati di uno studio pre-print

Omicron e Omicron 2: contagi bis e nuova infezione, cosa sappiamo

Chi ha avuto il covid per contagio da variante Omicron rischia una nuova infezione con la variante Omicron 2? Alla domanda sull'efficacia e sulla durata dell'immunità prova a rispondere lo studio coordinato dal professor dell'UCSF, infettivologo dell'università di San Francisco, citato dal Chronicle. "Chi ha avuto un'infezione da Omicron non ha la garanzia di essere protetto dalla reinfezione" provocata "da una nuova variante. Probabilmente si avrebbe un'immunità più robusta se ci fosse stata infezione legata ad un altro ceppo".

La reinfezione non è un evento raro, sebbene manchino dati assolutamente precisi sulla diffusione del fenomeno o sull'efficienza e la durata dell'immunità successiva ad una, due o persino tre infezioni precedenti. Un recente studio pre-print realizzato negli Stati Uniti, su 308.000 soggetti individuati tra i veterani, ha evidenziato che oltre 9.000 pazienti (circa il 3%) aveva contratto il virus per la seconda volta. Per quasi 200 persone, invece, si trattava della terza infezione

A breve termine, molti scienziati ritengono che l'immunità garantita dalla guarigione post-Omicron abbinata alla vaccinazione possa garantire protezione da una nuova ondata come quell causata da Omicron 2 (identificata con la siga BA.2). Il quadro, però, potrebbe cambiare nei prossimi mesi. I guariti, che sono anche vaccinati, con ogni probabilità avranno una protezione maggiore ma non saranno schermati al 100% da future infezioni. "Si dovrebbe avere la protezione per superare l'ondata BA.2 ma non si può dire quale sia la protezione da un'infezione tra un anno", le parole del professor Warner Greene, dei Gladstone Institutes in San Francisco.

L'incognita è legata soprattutto all'eventuale comparsa di nuove varianti. "Si tratta di parti in movimenti. Saremmo pronti a qualcosa tra un paio di mesi?", si chiede il professor Abraar Karan, infettivologo di Stanford.

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