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Covid, SudeFuturi: "Donne, giovani e il sud i più penalizzati"

13 settembre 2021 | 07.28
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Covid, SudeFuturi:

Occupazione, previdenza, donne e giovani: qual è il futuro che si prospetta? A parlarne nel corso del terzo forum della giornata conclusiva dell’International Annual Meeting SUDeFUTURI III - (R)innoviamo il Mezzogiorno, organizzato al Castello Ruffo dalla Fondazione Magna Grecia un folto gruppo di relatori coordinati dal giornalista del TG2 Fabrizio Frullani. Ernesto D’Amato, amministratore delegato Radar Academy, ha parlato delle aziende che cercano giovani e dei giovani che fanno fatica a trovare lavoro.

“Un paradosso -ha spiegato- alla base del quale c’è anche un sistema scolastico che dovrebbe porsi delle domande sulle metodologie e modalità di apprendimento. Nel nostro Paese il tasso finale dei laureati è del 19% contro il 33% della media europea. È chiaro che si deve rendere l’apprendimento più interessante ed efficace”.

“Penso ci sia una relazione tra formazione, volontà di studiare e atteggiamento delle imprese -ha sottolineato Cesare Damiano, componente il CdA Inail ed ex ministro del Lavoro - Molte volte se sei troppo formato le aziende non ti vogliono, perché pretendi troppo e quindi puntano al ribasso. Servono una formazione massiccia per riconquistare e mantenere il posto di lavoro, una revisione del reddito di cittadinanza e un uso strutturale del Fondo Nuove Competenze per diminuire e rimodulare l’orario lavorativo”.

D’accordo con Damiano sul reddito di cittadinanza Marialuisa Gnecchi, vicepresidente dell’Inps: “È una misura per il nucleo familiare, quando lo si paragona al guadagno da lavoro di una sola persona si dice la prima falsità. Rispetto alle differenze tra Nord e Sud, suggerisco una riflessione: dobbiamo assolutamente cogliere il lato positivo del Covid, che ci ha insegnato a lavorare a distanza”.

Sempre in tema di occupazione e pandemia è intervenuto Filippo Ribisi, vicepresidente Confartigianato Imprese, dichiarando che “nel 2020 le ditte artigiane cercavano il 30% in più di persone rispetto al periodo precedente. Però mancano le persone formate e questo significa che la scuola professionale non ha funzionato. Abbiamo bisogno di laureati ma anche di personale specializzato”.

“Si deve dire con chiarezza che il Covid ha dimostrato ulteriormente che giovani, donne e Meridione sono quelli che hanno patito più di tutti -ha commentato Renato Mason, direttore Cgia Mestre - Basta prendersi in giro, chi ha responsabilità decida. O si creano le condizioni endogene territoriali di sviluppo e crescita o non si va da nessuna parte. E per quanto riguarda le imprese, non è possibile che non si concretizzi il principio di proporzionalità: non si possono mettere gli stessi lacci normativi a un’azienda con 3 dipendenti e a quella che ne ha 3000”.

“Il Sud ha davanti a sé un percorso ancora da costruire -ha spiegato Alessandro Paone, giuslavorista e partner LabLaw. La crescita è un percorso trasversale verso l’alto e deve essere sostenuta, ma lo sviluppo si deve costruire e ogni territorio deve focalizzare dove investire”. A parlare di trasformazione digitale Anna Gionfriddo, Brand Italy Director di Manpower: “Siamo in un momento importante della trasformazione digitale, iniziata prima della pandemia, che sta cambiando e continuerà a cambiare l’approccio al mondo del lavoro -ha sottolineato. Guardiamo al Meridione, guardiamo al futuro: oggi abbiamo ottime opportunità”.

Durissimo l’attacco alle norme di settore di Ivano Spallanzani, presidente di Assimpresa: “Tutte le imprese che sono nate nell’ultimo anno come potranno continuare a lavorare con 88 scadenze l’anno? La burocrazia le massacra con leggi che normano come se tutti avessimo 100 dipendenti e con una mentalità che è contraria al sistema produttivo italiano. Le piccole aziende sono le uniche rimaste a fare occupazione, ma il 64% di tasse è davvero troppo e costringe ad andare nel sommerso”.

Dal fisco alle pensioni con Gianfranco Verzaro, componente il Comitato Direttivo Assoprevidenza. “Sono ultimi giorni di quota 100, adesso cosa succederà? La riduzione del reddito quando si conclude il ciclo lavorativo è esagerata e si devono trovare meccanismi diversi per sostenere chi va in pensione”.

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