Margaret Spada, morta a 22 anni per una rinoplastica: per i due medici divieto dell'esercizio della professione per un anno

La giovane è deceduta dopo essersi sottoposta lo scorso 4 novembre a un intervento al naso a Roma

Margaret Spada (Fotogramma)
Margaret Spada (Fotogramma)
16 ottobre 2025 | 15.17
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Il gip di Roma ha disposto il divieto di esercizio della professione, per un anno, per Marco e Marco Antonio Procopio, padre e figlio medici, indagati per omicidio colposo in relazione alla morte di Margaret Spada, la 22enne deceduta dopo essersi sottoposta lo scorso 4 novembre a un intervento di rinoplastica parziale in uno studio medico di viale Cesare Pavese. Per Marco Procopio la procura di Roma aveva chiesto anche gli arresti domiciliari, richiesta che non è stata accolta dal giudice dopo l'interrogatorio preventivo.

"La richiesta di arresti domiciliari per uno dei miei assistiti - commenta all'Adnkronos l'avvocato Domenico Oropallo, difensore dei due chirurghi estetici - era palesemente ridondante ed è stata giustamente respinta. Per quanto riguarda il divieto di esercizio della professione per un anno, ritenevo e ritengo insussistente il requisito dell'attualità. A un anno dal fatto somiglia più a una sanzione che a una misura cautelare. Valuteremo se ricorrere al Riesame".

“Le gravi emergenze istruttorie emerse nel corso delle indagini, relative ai ritardi nei soccorsi, all’imperizia nella gestione dell’emergenza e all’assenza di autorizzazione sanitaria per la struttura, hanno trovato un primo importante riscontro nell’ordinanza di sospensione dall’esercizio della professione medica disposta dal gip nei confronti degli indagati - afferma l’avvocato Alessandro Vinci, legale dei genitori di Margaret Spada - Si tratta di un provvedimento che conferma la fondatezza delle contestazioni e rappresenta un passo significativo verso l’accertamento della verità e delle responsabilità per la morte di Margaret”.

Legale dei genitori Margaret Spada: "Provvedimento gip conferma la fondatezza delle accuse"

“Le gravi emergenze istruttorie emerse nel corso delle indagini, relative ai ritardi nei soccorsi, all’imperizia nella gestione dell’emergenza e all’assenza di autorizzazione sanitaria per la struttura, hanno trovato un primo importante riscontro nell’ordinanza di sospensione dall’esercizio della professione medica disposta dal gip nei confronti degli indagat" dice l’avvocato Alessandro Vinci, legale dei genitori di Margaret Spada. "Si tratta di un provvedimento che conferma la fondatezza delle contestazioni e rappresenta un passo significativo verso l’accertamento della verità e delle responsabilità per la morte di Margaret".

La nota dei Nas

A eseguire le due misure cautelari interdittive, emesse dal gip del tribunale di Roma su richiesta della locale procura della Repubblica sono stati i carabinieri del Nas di Roma, nella mattinata di oggi. Per la gravità dei fatti, si legge in una nota dei Nas, era stato richiesto il carcere nei confronti di due medici, padre e figlio titolari dello studio, Marco e Marco Antonio Procopio.

I provvedimenti interdittivi sono stati emessi a conclusione di una complessa e articolata attività condotta dal nucleo antisofisticazioni e sanità della Capitale, che, sotto la direzione del sostituto procuratore Eleonora Fini, ha ricostruito, unitamente ai periti nominati dall'autorità giudiziaria, tutta la vicenda che ha avuto come triste epilogo il decesso della ragazza siciliana, che si era rivolta ai due professionisti per il rimodellamento del naso. Le gravi e pesanti evidenze probatorie raccolte dai militari del Nas, si spiega, hanno consentito all'autorità giudiziaria di emettere la misura interdittiva nei confronti dei due medici anche se il Pubblico ministero titolare delle indagini ne aveva richiesto la custodia cautelare anche in considerazione del fatto che "i due sembrerebbe che continuino a operare anche in Albania", dove, in effetti, al momento si trova il padre. Per lui il provvedimento è stato notificato direttamente al suo legale. Dal Nas puntualizzano che i provvedimenti sono stati emessi nella fase delle indagini preliminari, nella quale, e fino a giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza.

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